Le armi del potere contro i dissidenti, i sovversivi e gli assertori di versioni contrarie al mainstream. Una prassi che arriva da lontano…
Di Maurizio Baiata
1 Agosto 2022
Tratto da Leonardo Sciascia, il film di Elio Petri “Todo Modo” nel 1976 denunciò la capacità delle élite di chiesa e politica di corrompere ed eliminare qualunque ostacolo. Con ogni strumento, legale e illegale. Erano i cosiddetti “anni di piombo” e la cinematografia italiana, con il coevo “Cadaveri Eccellenti” di Francesco Rosi (ancora derivato da un romanzo di Sciascia), nei film-inchiesta prendeva spunto da fatti di cronaca per mettere a fuoco piani eversivi, alleanze assurde e l’impotenza della sinistra di partito di opporsi realmente al potere vigente. Allora come oggi, chi si confronti con questo “sistema”, subisce le conseguenze del proprio impegno per la verità.
Contro i dissidenti, le armi del potere sono: la disinformazione, l’insabbiamento (cover-up), la diffamazione (mirata alla rovina della reputazione), i provvedimenti disciplinari (applicati sulla professione), costruzione di castelli accusatori fasulli, minacce e tecniche intimidatorie e, infine, la soppressione. Come si diceva una volta, “a mali estremi, estremi rimedi”.
Se consideriamo tutto questo nell’ottica ufologica, dobbiamo tenere conto di una premessa, a mio avviso fondamentale, quella che segue:
“Credo che i governi succedutisi in questi anni abbiano detto una tale massa di menzogne che oggi si trovano in una situazione senza via d’uscita e non possono più dire la verità”. John Lear (pilota aeronautico ed ex agente CIA, scomparso nel marzo 2022).
Un sistema senza via d’uscita può solo reprimere. Si devono a John Lear e al giornalista George Knapp le prime conferme dell’esistenza dell’Area 51 e del lavoro che il fisico Robert Lazar avrebbe svolto sui sistemi propulsivi di UFO recuperati, studi da lui condotti in una sezione super segreta dell’Area 51, la S-4 sita nel perimetro della Nellis Air Force Base, a una ottantina di km a nord di Las Vegas. Sul finire degli anni ‘80 quanto divulgato da Lazar venne etichettato come un misto di informazione e disinformazione. Le sue credenziali non erano verificabili, perché del passato professionale di Lazar non era stato possibile reperire neppure una traccia. Per questo, il fisico nucleare canadese e ufologo di altissima levatura, Stanton Friedman, bollò il caso Lazar come fraudolento.
Si consideri però che in ufologia la disinformazione è insita in quella che appare comunicazione corretta e veritiera.
Si immettono, in tutti i media e soprattutto attraverso il web, notizie fasulle che appaiono interessanti, persino eclatanti e, a volte, si inneggia con entusiasmo e ingenuità alla “pistola fumante”. A guardare meglio, però, la loro consistenza si infrange sul muro dell’impossibilità di controllarne le fonti, spesso anonime, o del tutto assenti, con indizi frammentati o inconsistenti e testimonianze non comprovabili.
A mio avviso questo non rientra nel caso Lazar, tuttavia i depistatori e i guastatori (i “debunkers”) lo portano ad esempio per proclamare che quanto arriva dai “whistleblower”, o gole profonde, è sempre privo di fondamento. Se invece cogliessimo, con Lazar e in diversi altri casi, il clima da guerra fredda che caratterizza la moderna storia ufologica, lo scenario apparirebbe più plausibile. Non solo, il destino dei rivelatori e degli oppositori al regime di segretezza è legato a una scelta: parlare o rinunciare. Qualora essi persistano nella divulgazione, davanti a loro si profilano solo tre possibilità: l’epurazione, il pentimento, l’asservimento.
Come tutto è cominciato
Il 7 Dicembre 1997 a Brasilia, durante il Primo Forum Mondiale di Ufologia, intervistai G. Cope Schellhorn, professore di Inglese, futurologo e scrittore. La sua relazione era stata una bomba: Shellhorn affermò che un gran numero di ricercatori UFO erano morti in circostanze mai chiarite e per ragioni ignote.
Le cause dei decessi: arma da fuoco, avvelenamento, soffocamento, inoculazione di virus mortali. E Shellhorn, dopo aver minuziosamente descritto molti casi di ufologi eliminati o “suicidati”, concluse lapidariamente: non solo la ricerca UFO è potenzialmente pericolosa, ma la durata media di vita degli studiosi più seri ed esposti è decisamente più breve della media nazionale. La sua relazione suscitò un vespaio. I più autorevoli ufologi del mondo la accolsero con sospetto e derisione.
Ma avevano torto, perché esistevano dei precedenti.
Nel 1971, lo scrittore e ricercatore Otto Binder pubblicò un articolo sulla rivista “Saga” intitolato “L’eliminazione degli UFO inquirenti”. Binder aveva studiato le morti di “almeno 137 ricercatori di dischi volanti, scrittori, scienziati e dei testimoni morti nei precedenti 10 anni”, molti in circostanze misteriose.
Cadaveri eccellenti
Scienziati astronautici, ingegneri aerospaziali, microbiologi, genetisti, fisici quantistici, esperti di sistemi radar e missilistica, di sofisticati apparati di Difesa, di guerra batteriologica, Star Wars Project (SDI), Free Energy, Informatica, Mind Control, Visione a distanza. Questi, i soggetti da tenere sotto controllo ed eventualmente da epurare e/o eliminare. Una lista interminabile che, in Ufologia racchiude testimoni di Incontri Ravvicinati, inquirenti, editori, giornalisti e scrittori. Ma anche in altri settori, personaggi che apparentemente nulla avevano a che fare con le scienze di frontiera, avrebbero potuto risultare molto scomodi, come alcuni visionari registi cinematografici. Su tutti, Stanley Kubrick, morto per cause naturali (“arresto cardiaco”) il 7 Marzo 1999, a una settimana dal completamento del montaggio del suo film di più pura denuncia dell’esistenza di un sistema di potere occulto, “Eyes Wide Shut”. E Bruce De Palma, fratello maggiore del regista Brian. Fisico, pioniere della Free Energy e inventore della “N-Machine”, nel 1997 De Palma sarebbe morto a 42 anni in Nuova Zelanda, per cause naturali. La sua pagina di Wikipedia, non esiste più.
Nessun mistero avvolge la fine dello scienziato Michael Wolf Kruvant, avvenuta il 18 Settembre 2000 dopo lunghi anni di lotta contro un male incurabile. Di Wolf ho parlato diffusamente e in questo blog sono reperibili diversi articoli a lui dedicati e spezzoni tratti dal suo libro “The Catchers of Heaven – A Trilogy”, da me tradotto e in seconda edizione intitolato “I Guardiani del cielo” (Verdechiaro Edizioni). All’indomani della sua morte, il suo appartamento ad Hartford, in Connecticut venne completamente ripulito, “bonificato” dai servizi di intelligence per i quali Wolf ha lavorato sino all’ultimo. Il secondo volume della trilogia era terminato e Wolf lo aveva raccolto in un dattiloscritto di cui non è stata trovata traccia, come tutta la sua biblioteca e gli effetti personali. Tutto sparito. Wolf non deve esistere.
L’Ammiraglio del Majestic 12
Fra i più illustri casi di sospetto suicidio resta emblematico quello dell’Ammiraglio James Vincent Forrestal. Membro del Majestic 12 e Segretario alla Difesa, secondo la versione ufficiale, il 22 Maggio 1949 Forrestal si uccise lanciandosi dal 16.mo piano dell’Ospedale militare Bethesda, gestito dalla US Navy, in Maryland. Forrestal era stato ricoverato a causa di una fortissima depressione e di turbe psichiche a seguito delle dimissioni impostegli dal Presidente Truman. Ammettendo come reale l’esistenza del Mj-12, composto anche da membri ai vertici militari statunitensi, Forrestal sarebbe stato fra i pochi a conoscenza della questione EBE, le Entità Biologiche Extraterrestri. Al Bethesda, il 23 Novembre 1963 fu eseguita l’autopsia sul corpo del Presidente Kennedy.

Il geologo della battaglia di Dulce
Anche la morte di Phil Schneider, avvenuta nel Gennaio 1996, è stata archiviata come suicidio. Ex geologo e ingegnere governativo, per due anni Schneider aveva tenuto conferenze negli USA rivelando di aver lavorato in progetti segreti e alla costruzione della base sotterranea militare di Dulce, in New Mexico. Disse di aver partecipato alla cosiddetta “battaglia di Dulce”, un confronto armato avvenuto nel 1979 tra creature umanoidi e personale militare (66 vittime umane). Dei tre sopravvissuti, Schneider ne uscì con il petto ustionato e tre dita di una mano amputate. Phil Schneider iniziò a parlare dopo il controverso suicidio del suo amico Ronald Rummel, ex ufficiale Air Force ed ex agente intelligence USA, con il quale aveva pubblicato l’opuscolo “Alien Digest”. Phil era il figlio del capitano della Marina nazista Oscar Schneider, catturato dagli americani era stato portato negli USA nell’ambito della Operazione Paperclip e poi con cittadinanza americana, era entrato nella US Navy e aveva raggiunto il grado di capitano, trovandosi a suo dire coinvolto nell’Esperimento Philadelphia.
Nel documentario “The Underground – A Hidden Reality and the True Story of Phil Schneider” le rivelazioni di Philip vengono analizzate da Richard Dolan, Richard Sauder, Neil Gould e Cynthia Drayer (vedova di Schneider). Nello schema del mondo della segretezza, secondo Schneider, erano sequenziali e fondamentali i rapporti tra la Germania nazista, gli Stati Uniti e la Cina con tre tipologie aliene: i grigi, i rettiliani e gli insettoidi.

Dopo una prima certificazione di morte causata da ictus, Cynthia chiese di vedere il corpo del marito prima che fosse cremato.
Fu dissuasa dal direttore dell’impresa funebre, dato l’avanzato stato di decomposizione. Tuttavia, Cynthia non se ne fece una ragione e il giorno dopo incalzò il detective Randy Harris, che le confermò che “qualcosa non quadrava”, giacché non vi erano segni sul collo del marito che confermassero l’ipotesi della seconda certificazione di morte stilata in base al rapporto della polizia che lo aveva dichiarato “suicidio da strangolamento”. Il corpo di Philip Schneider fu quindi sottoposto ad autopsia dalla dottoressa Karen Gunson, medico legale della Multnomah County, Oregon. L’autopsia confermò che Phil era morto per asfissia e il caso era stato chiuso come suicidio. Schneider si era stretto al collo un catetere il cui altro capo aveva annodato alle sue gambe. Resta da comprendere con quale forza Philip, che era semi-paraplegico e deambulava con tutori di contenimento, abbia potuto legarsi un catetere al collo, facendo trazione con le gambe sino a bloccare il flusso di sangue alla testa, per poi perdere i sensi e infine morire.
Una condanna a vita
Di Bob Shell, uno dei più titolati foto-esperti americani, direttore della rivista di tecnica fotografica “Shutterbug” – noto nella comunità ufologica internazionale in seguito al suo coinvolgimento nelle analisi su un frammento di pellicola del Santilli Footage (fotogrammi rivelatisi datati 1947, ma privi di immagini del corpo dell’essere sul tavolo autoptico) – pochi sanno che aveva contatti con insider collegati alle basi sotterranee.

Dal 2007 Shell sta scontantando una condanna a 32 anni di carcere per omicidio e profanazione di cadavere. Secondo l’accusa, avrebbe causato la morte della sua ragazza, la diciannovenne Marion Elizabeth Franklin, avvenuta il 3 Giugno 2003 nello studio fotografico di Shell a Radford, in Virginia. L’uomo le avrebbe procurato la droga, dopo di che le avrebbe iniettato una mistura letale di cocaina, morfina e altri stupefacenti, causandone il decesso. Poi, avrebbe abusato del suo corpo senza vita.
Durante il processo, Shell ammise la sua relazione con la ragazza e dichiarò che durante un rapporto sessuale consensuale, la Franklin sarebbe stata stroncata da un attacco cardiaco. I suoi difensori contestarono le accuse di omicidio a sfondo sessuale e droga e si scagliarono contro l’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Radford, che non aveva fornito prove conclusive a carico di Shell. Bob Shell, oggi 65enne, che si è sempre proclamato innocente, subisce una condanna che lo porterà a morire in carcere. Tutti i suoi ricorsi in appello sono stati respinti. Vale riportare questa e-mail che Shell mi scrisse dal carcere di Radford in risposta a una mia nella quale, a fronte della campagna diffamatoria orchestrata dalla frangia “politicamente corretta” della comunità ufologica statunitense che applaudiva alla pena che gli era stata inflitta, gli espressi il mio sostegno morale e, per quanto possibile, professionale.
“25 Agosto 2004. Hello Maurizio,
Mi fa molto piacere sentirti. Nonostante io abbia mantenuto un silenzio pressoché totale dal tempo del Santilli Footage, non ho mai perso il mio interesse per gli UFO e per i fenomeni a essi collegati. Navigando su UFO Updates non ho potuto esimermi dal rispondere ad un “post” da parte di qualcuno che diceva di volersi mettere in contatto con Philip Corso! (il colonnello è deceduto nel 1998, N.d.R.). Mi spiace, ma non conosco l’italiano quindi non sono in grado di leggere l’articolo che mi riguarda pubblicato sul tuo sito web (DNA magazine, da anni non più attivo, N.d.R.), ma apprezzo molto il tuo supporto. Appare chiaro per chiunque mi conosca che le accuse nei miei confronti sono totalmente ridicole e infondate. È importante sapere che la maggioranza degli articoli pubblicati dai quotidiani è basata su resoconti scorretti. Innanzitutto, non sono sotto accusa per omicidio volontario, come molti hanno scritto. Il perito in patologia forense ha infatti stabilito che la morte di Marion è avvenuta per cause accidentali. L’accusa quindi è di omicidio colposo, non volontario o premeditato, ed è stato inteso come morte accidentale occorsa durante la perpetrazione di un altro reato. Marion era la mia fidanzata e io l’amavo moltissimo. Non le ho fatto nulla di male. La persecuzione che sto subendo è completamente politica nelle motivazioni e nulla ha a che vedere con alcun dato di fatto. Le prove a mio carico sono di natura totalmente fraudolenta. Il caso si basa esclusivamente su menzogne raccontate da un dipartimento di polizia corrotto. Il dipartimento di polizia di questa città è fuori da ogni controllo ed è costantemente oggetto di articoli dei quotidiani. Personalmente, sono solo una delle tante persone finite nelle trame di tale scandalo… Non esitare a pormi altri quesiti, qualunque quesito, quando lo desideri. Non ho segreti per nessuno. Con i più sinceri auguri, Bob”.
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