Significa qualcosa non possedere più i tre dischi in vinile di Nick Drake, “Fives Leaves Left”, “Pink Moon” e “Bryter Layter” e di questo soffrire.
Provare nel cuore amore per un oggetto discografico e sentirne la mancanza fa parte della dimensione nella quale abbiamo scelto di incarnarci, scendendo dal cosmo, lungo fiumi di stelle brillanti e poco importa che non sia una macchina da scrivere scalcinata a darti il viatico per esprimerti, anche questa tastiera che mi accompagna da sei anni ha lo stesso valore di una Olivetti 32 che lo fece per una dozzina almeno.
Cosa conta il vinile? La copertina che si apre, i tratti, colori, frasi che spiegano come quando e perché a quel disco è stata data vita, il suo frusciare sul primo solco, quando sai che presto la prima facciata finisce e puoi voltarla e passare alla seconda, ripetendo con attenzione il gesto, porre la testina al punto giusto, senza un clic, senza un tentennamento se hai ancora la mano ferma e con i dischi, meglio averla.
Il vinile conta, se si tratta di Nick Drake, ma per parlare di lui oggi che critico musicale non sono più, senza un suo vinile (e neppure un cd) e non volendo affatto andare a ridurmi a cercarlo su google e ascoltarlo in siffatto modo, preferisco ricordare ringraziando l’Universo che nel 1975, sul primo numero della nuova edizione del mensile “Muzak” (Aprile 1975, a sinistra la copertina) diretto da Giaime Pintor, mi diede la possibilità di scrivere un articolo su Nick Drake, il primo a lui dedicato su un organo di stampa in Italia. Si intitolava “E che il vento si sciolga nell’amore” e viene qui riprodotto nella sua pagina originale che, appunto, basta un clic per leggere. Nick era morto a 26 anni il 25 Novembre 1974. Oggi le sue canzoni vengono usate nei jingle pubblicitari. Sono convinto che nessuno, della gente che guarda la televisione e compra prodotti promossi anche grazie alla sua arte, sa chi era e cosa ha fatto Nick Drake. Meglio. Chi lo sa, lo ama e amare vuol dire anche soffrire.
Maurizio Baiata, 30 Giugno 2015
fantastico!! Tu caro Maurizio sei un pezzo della più bella storia d’amore tra i sogni infranti e le speranze perdute, ovvero l’idealismo degli anni ’70 che io ho avuto l’onore di vivere. Ebbene, questo “fumo” nebbioso di emozioni che ci hanno fatto essere ciò che siamo, ci lascia un’eredità concreta, forte, tangibile. Una ricchezza che da al mondo, scassato per com’è quella INCANCELLABILE parola che si chiama … Amore.
Buongiorno Maurizio Baiata,
nella tua breve ma intensa riflessione su Nick Drake datata 30 Giugno 2015 viene riportata la seguente affermazione: “….Muzak” (Aprile 1975, a sinistra la copertina) diretto da Giaime Pintor, mi diede la possibilità di scrivere un articolo su Nick Drake, il primo a lui dedicato su un organo di stampa in Italia…..”.
E’ molto probabile che il tuo articolo sia stato il primo apparso su un organo di stampa “ufficiale” nella realtà dei fatti però il primo avvistamento “dell’alieno” Nick Drake sul suolo italiano l’ho certificato io con un articolo apparso sulla rock fanzine Rainbow nell’ottobre del 1973 ( ved. allegato).
Credimi, in questa mia puntualizzazione non c’è nessun intento polemico ma è solo un modo per riconoscere la primogenitura una scoperta musicale in modo obiettivo ed inserirla nella dimensione temporale più veritiera .
Recentemente ho pubblicato un volume intitolato: Voci da una nuvola – Il segreto di Nick Drake e Tim Buckley – ( Ianieri editore – pag. 472 – 2 edizione riveduta ed aggiornata- 2016) dove, oltre a ricostruire con molti dettagli inediti e foto molto rare la vita ed il percorso artistico di Nick Drake e Tim Buckley, mi sono avventurato in un personalissimo e visionario “viaggio sapienziale” nel mondo del rock ( e non solo) più sconosciuto.
Il libro non è di facile reperibilità anche se al momento Amazon e Feltrinelli dovrebbero ancora averne delle disponibilità , in ogni caso , se mi comunichi l’indirizzo di un tuo recapito mi farebbe molto piacere inviartene una copia e conoscere un tuo autorevole parere in merito
Un grande saluto ed una forte stretta di mano.
Giampiero La Valle