UFO: FLUSSI E RIFLUSSI STORICI
Fare il punto sullo stato dell’ufologia oggi, è cosa difficile almeno quanto capire cosa sono queste cose che sfrecciano sulle nostre teste ignare, ovvero l’oggetto di studio di tale pseudo scienza. Innanzitutto, bisognerebbe fare una guerra alla chiarezza. Già, una parola. Partirei con due domande essenziali.
“Da dove ho preso la notizia?” e “Chi lo ha detto?”.
Alla prima domanda dovrebbero rispondere tutti i seri ricercatori. Citare la fonte, è una operazione dovuta da parte chi volesse dare una certa serietà ai suoi studi. La fonte principale di ogni ricerca è la cronaca del fatto, dalla quale si parte per verificare l’attendibilità del fatto stesso. Tizio è testimone di un evento aereo inesplicabile e lo racconta a caio, che di mestiere fa il giornalista che ne riporta i dati sul suo pezzo, magari caricando, abbellendo, lasciando suggestioni, ipotizzando possibili interpretazioni. Ecco, a questo punto l’ufologo scende in campo e che fa?
Beh, ritaglia l’articolo dal giornale locale, lo legge attentamente e parte verso il luogo dove sarebbe avvenuto il fatto. Contatta il giornalista autore dell’articolo e si fa dire nome e recapito del testimone, col quale, previa telefonata, stabilisce un appuntamento, magari tranquillizzandolo e assicurandogli la massima discrezione. Già, perché il problema per il testimone, se autentico, concerne l’effetto eventuale della sua testimonianza a livello mediatico. Quando l’ufologo è di fronte al testimone, inizia la sua attività principale: raccogliere informazioni per stendere il rapporto-UFO. Attraverso poche ma incisive domande, traccerà un quadro psicologico e sociale del testimone, utile per accertare la sua attendibilità, primo requisito per poter continuare a procedere su di un terreno stabile. Ecco, piano piano si stila una rapporto su quanto è successo.
L’ufologo dovrebbe avere la capacità di vedere, di accorgersi delle connessioni, dei collegamenti fra le cose: in una parola, l’ufologo deve essere intelligente. Prima di lanciarsi verso l’interpretazione del fenomeno, operazione intrigante quanto pericolosa, l’addetto ai lavori dovrebbe prima di tutto raccogliere dati, separandoli dal rumore di fondo. Il segnale-fenomeno deve risultare pulito, per quanto possibile. Il fattore umano del testimone, non potrà essere escluso del tutto, né sarebbe giusto. Esser messo di fronte ad un fatto strabiliante, come appunto quello di vedere una cosa che esorbita dalla comune esperienza, è già di per sé un elemento imprescindibile dal fenomeno stesso. L’effetto del vedere un disco volante o comunque lo si voglia chiamare, è parte integrante dell’evento. Il contenuto della coscienza del testimone si riversa sull’oggetto insolito, il quale di rimando proietta, forse, su di lui il senso, il segnale, l’informazione derivante dal suo esistere e sul perché si è manifestato in quel giorno, in quel luogo, con quell’uomo.
Nel corso dei decenni, l’ufologia moderna ha cambiato spesso strada, si è innamorata di una tesi (dapprima andava per la maggiore quella ‘viti & bulloni’, poi si è passati alla parafisica, come stele di Rosetta per ogni fenomeno insolito) per poi abbandonarla con la stessa facilità con cui ci cambiamo i calzini. Dal sempre buono rapporto-UFO, si è passati alle testimonianze ambigue quanto interessanti di contattisti, ex agenti governativi, addotti. Ne è emerso un calderone contenente ogni più sfrenata ipotesi, in un festival dove chi la spara più grossa diventa l’uomo del giorno, spunto principale per convegni che tanto piacciono ad ufologi e appassionati.
Mi permetto di dire che oggi, l’ufologia, si trova in secca, senza speranza di riprendere il largo. La pubblicistica sul tema non si distingue dalla fantascienza stile “Urania”, complice pure una filmografia sempre più roboante, piena di effetti speciali ma spesso vuota di contenuti: alieno brutto, sporco e cattivo contro terrestre, debole ma incavolato; oppure, alieno semi divino che osserva distaccato il divenire di civiltà.
E poi troviamo certe incaute operazioni editoriali, incaute quanto tendenziose, come quella di rileggere la Bibbia che, secondo Biglino, diventerebbe una antologia aliena, attraverso un revisionismo storico palesemente riduzionista che manco Kolosimo aveva mai osato sostenere. L’errore concettuale è noto, ed è quello di confondere per limitare i piani della realtà. Commistione dei livelli: ridurre tutto a eventi ordinari pur camuffati da extra-ordinari. Insomma, in tempi di incertezze supreme si opta per l’irrazionale, dove abbandonando lidi certi si naviga per destinazioni ignote, ma non per questo più reali. Le colonne d’Ercole dell’ufologia, non le abbiamo ancora superate. La risposta sull’enigma degli UFO è di là da venire, ma basterebbe sondare la nostra storia e capire che alcune cose vanno rilette sotto una chiave mitologica, come storie esemplari. Così faceva Omero. La demitizzazione nuoce alla verità, come purtroppo certa teologia odierna fa. La macchina del mito assume forme sempre nuove in base alla nostra ricezione culturale, ma non per questo muta la sua origine.
Facciamo attenzione, però, a mantenere ben salde le nostre potenze dell’anima, l’intelligenza, la volontà e il sentimento, solo con queste facoltà integre potremo far luce ove ora è solo nebbia e indistinto.
Io non credo, presuntuosamente so. Ho avuto la fortuna (non il caso) di imbattermi tempo addietro (correvano gli anni Settanta) in eventi incredibili, ma non riguardavano extraterrestri ma ultraterrestri. Compresi che leggendo antiche cronache trovavo la risposta alle mie domande esistenziali.
Angelo Ciccarella, 27 Maggio 2015
Chi è Angelo Ciccarella
Nato a Napoli nel 1958, Ciccarella risiede a Viterbo, Italia. Sin da ragazzo ha ricercato il senso della vita, al di là di istituzioni religiose e conventicole misteriche. Convinto istintivamente dell’esistenza di esseri su altri mondi e dimensioni, ritiene che quelle macchine mitologiche, meglio note come Oggetti Volanti Non Identificati, sfreccianti veloci sulle nostre teste da tempi immemorabili, vogliano lasciarci un messaggio che dobbiamo ancora decifrare. Persegue un faticoso, ma stupefacente iter realizzativo alchemico. Si sostiene materialmente elaborando studi di fattibilità presso un’impresa sociale di cooperazione internazionale (Terzo Settore).
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