A Gennaio nelle librerie arriva di nuovo il capolavoro di Michael Wolf
I GUARDIANI DEL CIELO – SECONDA EDIZIONE (VERDECHIARO)
Nelle 460 pagine di un romanzo autobiografico si raccolgono i tratti di una vita breve e incredibile, sofferta e straordinaria… di uno scrittore dalla carriera effimera ma leggendaria, di un uomo la cui esistenza appare a metà fra la Terra e il Cielo, nell’Eterno Infinito che Michael Wolf Kruvant (Mika-El il suo nome cosmico) poté toccare con mano.
Nel suo unico libro, “The Catchers of Heaven – A Trilogy” Wolf non menziona mai gli Star Kids, i Bambini Stellari le cui vite oggi si incrociano con le nostre su questo pianeta. Parla invece dei bambini terrestri, dei nostri figli e del loro futuro, che gli sta a cuore più di ogni altra cosa. Suo figlio, Daniel, morì a sedici anni con la madre Sarah in un incidente stradale in Svizzera, accaduto in un giorno di Natale di un imprecisato anno dei lontani Ottanta. Wolf aveva perso il controllo dell’auto sulla quale viaggiava con la moglie e il figlio e per quella perdita atroce non si sarebbe dato mai pace, sentendosene responsabile, anche dopo che qualcuno della NSA (la National Security Agency per la quale Wolf ha prestato servizio per oltre due decenni) gli disse che si era trattato di un attentato. I freni della vettura erano stati manomessi e lui era l’elemento da eliminare, ma ci avevano rimesso la vita i suoi amatissimi Sarah e Daniel.
Nel libro la figura di “Danny” splende di luce propria nei suoi numerosi scritti che, sotto forma di appunti, note e riflessioni fanno da compendio in modo organico e coerente al racconto narrato dal padre. Un rapporto talmente intenso da delineare una simbiosi animica potente al punto di far tremare d’emozione il cuore del Lettore.
Riporto questa nota dell’Autore, a mio avviso dirompente, tratta dal capitolo 18 del Terzo Volume de “I Guardiani del Cielo”. La nota si riferisce ad un altro giovane, Sean Bryce, figlio di un collega britannico di Wolf e membro dell’Alphacom Team.
“I suoi problemi – nel senso del suo stile di vita – erano stati portati nella sua realtà perché aveva sempre saputo, dal primo momento di auto coscienza, di essere diverso ed erroneamente pensò che questo volesse dire che era “gay”. In realtà si tratta di alienazione, giacché è un extraterrestre. Certe persone prodotte dagli alieni pensano all’inizio che la loro differenza indichi omosessualità e non, ovviamente, che potrebbero essere prole di una genetica aliena! E quando una persona sa di essere diversa e si sente diversa e prova un senso di alienazione, nella cultura umana una delle condizioni esistenziali indicate come anormali è… l’omosessualità. Essere gay è terribile solo perché la gente “lo interpreta” in tale maniera. Per un giovane, confuso e avulso dal suo contesto sociale, potersi ritenere un prodotto extraterrestre ingegnerizzato geneticamente è inverosimile! L’ultima cosa concepibile dalla sua mente, quand’anche fosse inconsapevolmente conscio di questo”.
E ora quest’altro passo, tratto dal capitolo 8 del Volume Tre.
“… ma adesso sono sicuro che si trattò di un’esperienza di pre-morte e io vidi e fui improvvisamente conscio di tutto quello che mi ero sempre domandato, quello che avevo sempre voluto sapere. Una grande, colossale e immensa esperienza, che ha cambiato per sempre la mia coscienza. E la mia direzione. E la mia consapevolezza. E la mia tristezza. Ma, come sempre, al fine di servire. E anch’essi servono, ma solo chi resta e aspetta.
C’era una voce – o era una frase musicale – una voce che sembrava essere molte voci, che io conoscevo. Erano in contemporanea, eppure potevo percepire tre o quattro voci separate. Molto familiari. Le voci rispondevano alle mie domande, ma non come avrei riposto io. Dicevano, in una sorta di risonanza e all’unisono: “Hai camminato attraverso il tuo passato, che è oscuro, MIKA-EL”.
Come si nota in questi rapidi flash, la lettura de “I Guardiani del Cielo – Una Trilogia” implica attenzione e richiede pazienza, ma anche arrendevolezza. Inutile ostinarsi a cercare di “capire” quel che l’intuito non consente di cogliere. Si consiglia una lettura cinematografica, a 360 gradi di ricezione e poi, se qualcosa sarà sfuggito, basterà un “rewind” per ricollegare vicende che, nella nuova edizione italiana, scorrono agevolmente. L’inizio, per quanto obliquo e non convenzionale, si colloca nell’adolescenza di Michael Wolf, nel periodo della sua educazione da tredicenne che si accinge a varcare la soglia della maturità (attraverso la cerimonia del Bar Mitzvah) secondo i dettami dell’Ebraismo. Contemporaneamente, all’uscita dalle mura della scuola, gli incontri con il suo buffo alter ego femminile, la coetanea Ellen disperatamente di lui innamorata, lo faranno sentire non solo nel suo sentirsi vicino ad esseri di altri mondi…
Sconcerta, che “The Catchers of Heaven – A Trilogy” sia introvabile ovunque, tranne che in Italia. Sconcerta che quest’opera letteraria tanto preziosa, abbia avuto vita editoriale fulminea negli USA, dove si pensa siano state stampate solo un migliaio di copie. Wolf mi disse che per un anno erano state portate avanti trattative con la Germania e con il Giappone. Nel primo caso, era stato l’antropologo e ufologo Michael Hesemann a progettare l’uscita in tedesco. Dopo la prima stesura del testo tradotto in lingua, giudicata inadeguata da un Hesemann fine conoscitore dell’Inglese, il compito fu affidato a due formidabili traduttrici, che però si arresero dopo alcuni mesi di lavoro. Per Hesemann fu un brutto colpo. Nel secondo caso, l’interesse dei Giapponesi era scemato subito, di fronte all’ostacolo della traduzione, troppo ostica. Noi, gli Italiani, fummo i soli a non darci per vinti, ma, come ho spesso ribadito, ci va unicamente riconosciuto il merito di aver pubblicato il libro in Italiano, ma in un’edizione che, con quella attuale nulla ha a che vedere.
A beneficio di chi desideri una sinossi chiara ed esauriente dei contenuti del libro, vale riportare quanto in proposito scrisse lo psicologo e ufologo americano Richard Boylan che ebbe modo di conoscere Wolf.
«Questo testo è un libro-rivelazione di uno scienziato che ha fatto parte del sottocomitato segreto del National Security Council, incaricato di gestire la questione UFO. Dalla sua posizione nel comitato esecutivo di un gruppo popolarmente conosciuto come MJ-12, il dottor Michael Wolf era in grado di sapere praticamente tutto sugli UFO e gli extraterrestri che erano entrati in contatto con la Terra nel corso degli ultimi 50 anni. Con un’avvincente narrativa in prima persona, Wolf rivela come lavorò fianco a fianco con gli extraterrestri presso i laboratori governativi segreti, finendo per sviluppare amicizie personali con alcuni di loro. Il suo affascinante racconto di un incontro segreto che si tenne a Londra, a cui parteciparono i rappresentanti dei reparti di intelligence militari di vari paesi industrializzati, compreso il Vaticano, ci permette di gettare uno sguardo nello sforzo quotidiano di questi gruppi occulti per coordinare la politica mondiale sulla gestione del contatto extraterrestre.
The Catchers of Heaven è allo stesso tempo un testo che rivela argomenti top secret sui contatti tra i governi e gli UFO, una dichiarazione biografica lirica e struggente e un messaggio di speranza nei riguardi di una generazione, i bambini di oggi, i quali vivranno il futuro cosmico che questo libro delinea.
Quale ricercatore sulle tematiche extraterrestri riconosciuto a livello internazionale, valuto questo il più importante libro sugli UFO mai pubblicato fino ad oggi».
Qualcuno potrebbe opinare, sostenendo che l’opinione di un Richard Boylan, studioso discusso e inviso alla maggioranza degli ufologi tradizionalisti statunitensi non faccia testo o, nella migliore delle ipotesi, sia di parte, visto che Boylan è alfiere di una frangia estrema dell’ufologia buonista militante, che di nemici ne ha sin troppi. Boylan, a proprio dire rappresentante terrestre del Consiglio delle Nazioni Stellari, conosceva Wolf molto bene e ne condivideva in toto il messaggio. Discusso, si diceva. Eppure, molto amato in Italia. Mai, infatti, ho visto una platea di 600 persone raccolte in una grande sala di un albergo romano in attesa delle parole di un solo relatore, il professor Boylan al quale ebbi l’onore di fare da interprete alcuni anni fa, in occasione della sua ultima visita in Italia.
Maurizio Baiata, 24 Aprile 2014
Articolo aggiornato il 19 Dicembre 2014
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