“Viaggio verso il Pianeta Proibito”, questo il titolo che accompagna la mia prefazione alla seconda edizione, ampiamente riveduta e aggiornata, del libro di Pablo Ayo “Alien Report” che l’autore presenterà sabato prossimo a Roma durante il Seminario “Incontri Alieni e Fisica dello Spirito”, incontro che terremo ancora una volta insieme presso l’Hotel Rouge et Noir. Se la prefazione riesce ad offrire un buon quadro di insieme dei contenuti di un lavoro che ritengo fondamentale per l’editoria ufologica italiana, in questo mio blog essa vuole evidenziare le ragioni che stanno alla base sia della nostra amicizia, sia della nostra vicinanza di idee e di intenti, valori reali e preziosi.
Quindi, buona lettura e appuntamento a Roma sabato prossimo!
Maurizio Baiata, Roma 2 Giugno 2014
Viaggio verso il Pianeta Proibito
Insieme abbiamo macinato diverse migliaia di chilometri, Roma-Istanbul e ritorno un paio di volte, per raggiungere la Turchia, ai confini d’Oriente, un viaggio che con lui vorrei fare per davvero. Come ebbi modo di vivere con il mio grande e indimenticabile amico Maurizio. Mi capita a volte, rivolgendomi all’Autore di questo libro, di avere sulla punta della lingua il nome Maurizio anziché il suo. Vorrà forse dire che a quel Maurizio che viveva di Rock e di viaggi, che non si fermava mai, che aveva sempre il cuore in mano e con il quale avevo condiviso decine di concerti Rock, centinaia di dischi e di audiocassette e avventure volevo altrettanto bene che a Pablo e che, per uno strano transfert le loro essenze si sovrappongono? Maurizio amava la fotografia. Aveva spesso la fedele Nikon al collo e a ogni suo ritorno da mete lontane, erano memorabili serate di diapositive a tutto spiano. Pablo, le strade del mondo, le cose, le persone, le fotografa con gli occhi, le imprime nella memoria, per svilupparle poi nella camera oscura di una mente dove le informazioni e i dati corrono fra cablaggi e congegni che lo hanno reso giornalista tenace, grafico/artista rigorosamente visionario, acuto scrutatore di quanto agli occhi dei più appare inverosimile, inspiegabile e assurdo e che, in qualità di esperto, da tempo analizza nella sua rubrica della “Mistero” televisiva, dovendo distinguere il vero dal falso. Un compito improbo. Pablo, però, “vede” cose che altri non vedono. Alcuni colgono questa sua peculiarità durante le conferenze, quando ad esempio con dovizia di dettagli spiega le differenze morfologiche fra diversi tipi di extraterrestri, espone le caratteristiche e le modalità con cui gli esseri instaurano il contatto con gli umani e giunge a spingersi oltre quel confine che rappresenta il mistero assoluto, scovare le ragioni del loro manifestarsi terreno. A volte, ho indicato in Pablo Ayo il giusto interlocutore per persone che avevano vissuto esperienze di contatto e che da me, o da altri, si attendevano risposte. Non sempre se ne hanno e un aiuto è fondamentale. Negli incontri a cui ho assistito, da subito stupiva la prontezza con cui Pablo riusciva a individuare “chi” poteva essersi manifestato al soggetto interessato. Ne descriveva sembianze e comportamento, quindi proponeva le sue ipotesi senza mai ingenerato in quel potenziale addotto, o contattato, timori di “possessioni aliene” e quant’altro purtroppo da tempo si pontifica nell’ufologia italiana come verità conclamata: le esperienze di contatto sono tutte negative, esclusivamente traumatizzanti e sono provocate da intelligenze aliene malevole. Falsa e tendenziosa, questa roba spacciata per “verità”.
Basta ascoltare Pablo, per apprezzarne la misura e l’equilibrio con cui sa affrontare ed esporre serenamente situazioni per tanti versi oggettivamente destabilizzanti. Non è affatto facile e lui ne è capace. Lo ricordo nei “primi giorni di scuola”, in redazione, sostenendoci l’un l’altro per superare una fase delicatissima della nostra attività di ricerca e di produzione di riviste di informazione ufologica e di controcultura. Fine anni Novanta. Fuori dai giochi delle cosiddette “organizzazioni accreditate”, eravamo costantemente sotto osservazione, in quanto scomodi. Conservo ancora un suo regalo, un piccolo poster ricavato dal titolo, composto in Times corpo 48, che dice: “Pubblicare o Morire”, summa della caparbietà con cui la redazione andava avanti, con compensi ridotti a meno di un misero rimborso spese, nella realizzazione del mensile “UFO Network”, prima della nascita di “Stargate¨.
Forgiato dai tanti anni di Kung Fu, Pablo mantenne sempre la promessa di restare al mio fianco qualunque cosa fosse accaduta. E non se la prese troppo quando gli tirai un colpo mancino, invitandolo all’improvviso sul palco di una conferenza, lui che di parlare in pubblico non si sognava neppure, ma era un… talento naturale. Chi lo segue oggi sa perfettamente di cosa è capace e dell’incanto di sentirlo “live”! Come giornalista, sgrossava la materia grezza di ogni articolo e di ogni sua ricerca, poi me ne metteva al corrente, per confrontarsi e trovare insieme il bandolo della matassa (se possibile) e poi con tratti veloci e sicuri arrivava al cuore della notizia e a coniare un titolo efficace. Il dono della sintesi l’ha acquisito con il tempo, giungendo allo stile diretto, asciutto e composto che lo contraddistingue e che questo suo libro dimostra appieno.
Ricordo la genesi della prima edizione di “Alien Report”, delle difficoltà di stesura di una materia vastissima da raccogliere in un volume agile e per giunta realizzato in proprio (si sa quanto difficile sia editare se stessi). Della copia stampata di cui mi fece dono scorsi velocemente i titoli dei capitoli, un sommario di contenuti che erroneamente pensai “in buona sostanza conoscevo già” e che – preso com’ero dalla frenesia di una partenza imminente per un trasferimento di lavoro negli Stati Uniti – non vagliai a dovere. L’ho fatto ora, sul manoscritto di questa seconda edizione che, letta in tre giorni di autentica full immersion, mi ha portato a dire che “Alien Report” è un fulminante saggio sulla storia nascosta dell’Ufologia che conta, il libro che avrei sempre voluto scrivere, ma che non sono mai stato in grado neppure di iniziare. Ogni passo di questa storia intricata viene fotografato e reso nitido agli occhi sia degli addetti ai lavori sia di chi si affaccia per la prima volta alla scoperta del pianeta UFO. Dentro, c’è tutto quello che a mio avviso si deve sapere del fenomeno nei passaggi essenziali della sua storia moderna: dai cieli della Seconda Guerra Mondiale in cui sfrecciavano sfere infuocate (i Foo Fighters) che tallonavano, affiancavano e giocavano a rimpiattino con i caccia dell’Asse e degli Alleati, sino ai giorni nostri.
In uno dei capitoli conclusivi, Ayo dice: “Peccato che nella storia dell’ufologia, di cui questo testo è solo un breve e incompleto riassunto, le tematiche aliene si mescolino quasi sempre, nei rapporti di intelligence come nelle testimonianze degli addotti, ad altrui due argomenti: la religione e la fine del mondo”. Ha ragione, il nostro Autore e lo dimostra: il pianeta UFO ha radici anche esoteriche e quindi non solo empiriche – limitate all’osservazione dei fenomeni, alla catalogazione dei casi, ai raffronti tecnici e ad improbabili riscontri di laboratorio – ma anche di ordine metafisico e appartenenti ai regni invisibili. Illuminanti, a tale proposito, risultano i capitoli “Nazismo esoterico delle SS”, “Men in Black: i guardiani della realtà” e quello dedicato a “I Guerrieri Psichici”. La narrazione diventa rigorosa e tagliente, sul piano delle cronache e dei periodi storici costellati da episodi sempre meno controllabili da “quei poteri” che hanno sempre creduto di poter esserne padroni e signori, gestendo tutto attraverso mistificazioni, menzogne, soppressioni e coercizioni di ogni genere.
Come la NASA e la sua controparte russa abbiano portato avanti un gioco sporco, lo scopriamo nel capitolo più audace, “Il lato oscuro della Luna” in cui Ayo non si sofferma sulle vetuste frasi di sorpresa degli astronauti e dei cosmonauti alle prese con lucine da loro avvistate fuori dall’atmosfera terrestre. No, Ayo ci ricorda che esistono e sono stati divulgati sconcertanti filmati lunari, primo su tutti quello portato alla luce dall’ufologo spagnolo Juan José Benitez, che dimostra che la Casa Bianca e il Cremlino organizzarono una spedizione congiunta sul nostro satellite perché vi avevano accertato la presenza di una base aliena. Può bastare questo per capire il tono e il target di “Alien Report”. Un saggio di cui si dovrebbe memorizzare ogni pagina, per utilizzarne i contenuti (se la memoria ci assiste) se si ha la fortuna (non sempre è una sventura, a volte è persino uno spasso) di incontrare sulla nostra strada chi, nonostante l’evidenza schiacciante, non riesce ad ammettere la realtà del Fenomeno UFO di origine Extraterrestre e preferisce vivere nel buio sonno del proprio cervello, immoto compagno di una coscienza chiusa in un comodino di cui ha perso la chiave.
scusate se vado al sodo in modo grezzo… ma nel 2014 siamo ancora qui a menarcela con le differenze morfologiche dei grigi? Non pensate che sarebbe anche ora di andare oltre e trovare le implicazioni coerenti del problema alieno? Ma siamo alle solite… dal 1972 ad oggi non è cambiata una mazza. Sono cambiati i titoli e i cantanti… ma la canzone è sempre la stessa e io personalmente mi sono anche rotto……