UFO Skywatching. Ovvero, l’osservazione del cielo per quegli appassionati che, spesso incoraggiati dalle temperature miti, ma anche sfidando il gelo di notti invernali illuminate da fulgide stelle, lasciano dietro di sé l’inquinamento luminoso delle città e cercano luoghi adatti ove appostarsi in attesa di un’apparizione riconducibile al fenomeno UFO.
A questo “richiamo della foresta” gli skywatchers non resistono. Un abbozzo di identikit dello “skywatcher tipo”. Il primo tipo: gli estemporanei, che si riuniscono in gruppetti di amici e decidono di trascorrere all’aperto alcune ore, magari dopo cena e libagioni varie, attratti dall’idea di vedere qualcosa di strano, un bagliore, un luccichio in cielo e dare un tocco frizzante e diverso alla serata. Solitamente, dopo un paio di ore, intirizziti e assonnati, fanno ritorno a casa commentando allegramente. È stato solo un passatempo.
Di ben altra tempra e pasta sono fatti invece gli irriducibili che allo skywatching danno valore e collegano tali esperienze alla propria passione ufologica, non dilettantesca. Non guardano al bagliore fulmineo di una stella cadente da inguaribili romantici in vena di esprimere un desiderio. Sanno come si comportano le comete, gli sciami meteorici, le stelle abbaglianti e pulsanti pur nella loro fissità. Distinguono le luci di posizione e di navigazione di tutti gli aeromobili a prima vista. Ne conoscono le rotte. I satelliti artificiali nulla hanno di misterioso per loro e neppure gli ingannevoli fulmini globulari hanno segreti.
Un po’ diverso è il discorso per le vituperate “lanterne cinesi”, palloncini di carta multicolore e di ultrasecolari origini orientali, al cui lancio si devono tanti erronei avvistamenti UFO. Le lanternine sono di facile reperibilità, vengono usate per feste di piazza, per matrimoni e varie occasioni mondane e fanno il loro effetto, cugine dei fuochi di artificio. Una volta si alzino in cielo e osservate incedere singolarmente o a grappoli, esse appaiono come globi luminosi che si spostano all’unisono, ora lentamente ora un po’ più velocemente, sino ad affievolirsi e svanire nel buio.
Anche chi sia avvezzo alla fenomenologia UFO potrebbe interrogarsi su ciò che ha visto, nel caso delle lanterne cinesi. Questo però non significa, come sostiene il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), che la maggioranza degli avvistamenti UFO sia ascrivibile alle mini mongolfiere inventate ed esportate dai Cinesi.
Le loro caratteristiche di volo, infatti, hanno delle costanti. Vanno verso l’alto sino a un massimo di un migliaio di metri, seguono il vento e quindi non possono cambiare repentinamente direzione, né velocità, non si fermano e restano statiche per poi riprendere fulmineamente la loro corsa, non si dividono in più parti che sfrecciano su altre traiettorie. Soprattutto, le lanterne cinesi non atterrano e, dai loro piccoli scafi, non escono esseri di vario aspetto la cui presenza ha dato luogo alla classificazione degli Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo.
Sussistono dunque diversi concreti elementi per definire le lanterne cinesi e per distinguerle dagli UFO, ma anche caratteristiche che rendono a volte la percezione del loro manifestarsi una sensazione anomala e inspiegabile.
Un ricercatore del CICAP fra i più preparati in campo ufologico e fra i più assidui frequentatori dei prosceni televisivi, Marco Morocutti, ha messo nel suo bagaglio alla Eta Beta uno di questi oggettini simili ai lampadari di carta con anima in fibre legnose da esibire in trasmissione, affermando con assiomatica sicumera: “Questa è una lanterna cinese e al lancio di lanterne cinesi si deve la maggioranza degli avvistamenti UFO di questi tempi”. Non è vero, per le ragioni su esposte, ma lasciamoglielo credere.
Il vero skywatcher queste cose le sa e non si lascia scoraggiare dalle difficoltà. Sceglie luoghi se non inaccessibili almeno poco frequentati, per i propri pazienti appostamenti, si munisce del vestiario adatto a causa delle escursioni termiche della notte e ovviamente di strumenti tecnici quali webcam e macchine fotografiche ad hoc.
A questo proposito, un ricercatore piuttosto noto e poco amato per il carattere irascibile, Ed Grimsley, da anni promuove e organizza skywatching negli Stati Uniti, promettendo mirabolanti visioni celesti grazie all’impiego di binocoli a visione notturna di terza e quarta generazione. Grimsley è talmente convinto dell’efficacia dei suoi visori a infrarossi da averne fatto un lavoro. Per 25 dollari l’ora, mette a disposizione dei partecipanti i suoi “night goggles” con cui si vedranno cose straordinarie, che poi appariranno puntualmente nelle immagini videoregistrate. I risultati a volte si sono rivelati sconcertanti: miriadi di fonti luminose invisibili ad occhio nudo invadono il cielo e, secondo Grimsley, esse rappresentano la prova che autentiche “battaglie stellari” fra oggetti non identificati hanno luogo fuori dal controllo del NORAD (Comando Nord Americano di Difesa Aerospaziale), preposto alla sorveglianza dei cieli statunitensi e canadesi. Strumenti di questo tipo non dovrebbero quindi mancare nello zaino di uno skywatcher che si rispetti, ma quelli di Grimsley hanno il costo proibitivo di oltre 2.500 dollari ciascuno.
Da un altro punto di vista, non tecnico e prossimo al versante psicologico, lo skywatching è compagno dell’Ufologia laddove l’osservazione metodica del cielo, più che per gli astrofili attratti dall’immensità della creazione divina, per gli ufologi rappresenta un quid da mistero sacro. Nell’aspettativa dell’apparizione di un oggetto volante non identificato il ricercatore puro sente un significato enorme, quello del raggiungimento della potenziale certezza. Anche se il fine dell’ufologo si limitasse allo studio della casistica e alla ricerca di dati che comprovino l’esistenza del fenomeno, un avvistamento modificherà il suo paradigma di approccio a questa materia. Finalmente, avvistandone uno, alla semplice e consueta domanda, “Perché a me non è dato vedere?” l’ufologo potrà dare risposta e sentendosi pienamente nel giusto e incurante di qualsiasi critica o pretesa scientista, sarà pronto ad affermare non di “credere” negli UFO, ma di “sapere” che esistono.
Il fine di uno skywatching può anche essere quello di vivere sia personalmente sia collettivamente un’esperienza. E diviene un mezzo importante per prendervi parte attiva e condividerla istantaneamente con gli altri. Sempre si abbia fortuna e la fortuna, si sa, è una dea bendata che non dimostra riguardi per gli ufologi. Quasi sempre le loro speranze resteranno deluse. Chi scrive può testimoniarlo, avendo partecipato a diverse osservazioni notturne sia in Italia sia negli USA, ultima delle quali nel Settembre 2009 con una dozzina di ufologi su un altopiano affacciato sull’incantevole Valle di Sedona, in Arizona, tutte puntualmente frustrate.
Gli avvistamenti non sono il frutto di appuntamenti programmati e non è detto che a un appostamento in una zona ritenuta “ufologicamente calda” arriderà il successo. L’attesa di prodigiosi “segni nel cielo” è un diritto di noi tutti. Ma dobbiamo evitare di crearne una grande illusione.
Sarebbe sbagliato osservare il cielo e predisporsi alla possibilità di un contatto nello stato d’animo dominante della richiesta che dallo Spazio giungano creature in nostro aiuto. Gli angeli in astronave. Può bastare, nelle notti d’estate, trovarsi con dei buoni amici molto terrestri e anche “miscredenti”, solo per stare insieme e con il naso all’insù contare le stelle. Poi… non si sa mai.
Maurizio Baiata, 1 Novembre 2013 (prima stesura, Agosto 2012)
Preg.mo Maurizio, in pochi li vedono perch e`non esistono in realta`!
Gli avvistamenti riportati sono il frutto
di allucinazioni.
Il problema sarà spiegarlo ai piloti e ai loro equipaggi, ma soprattutto ai piloti… sai Gabriele, quelli che hanno quegli strani comandi davanti a loro, la cloche, tutte le lucette e che sembrano che facciano volare gli aerei…
Piloti, che sono? Leggende metropolitane, non si alzano in volo da soli gli aerei? Intenderai mica quelli con i brevetti e i nastrini del grado sulla giacca, sono frutto di allucinazioni, suvvia gli aerei li fanno volare le hostess lo sanno tutti.
allora siamo tutti allucinati…ah ah ah Gabriele….LI VEDONO ANCHE LE FORMICHE ORMAI
Quando uno mi chiede perchè io non li vedo mai gli UFO? io gli rispondo: quanto tempo dedichi all’osservazione del cielo nell’arco della giornata? Quasi tutti mi rispondono: Pochi istanti. A questo punto gli dico: Allora quante probabilità hai di vederne uno? Devi essere nel posto giusto al momento giusto e con gli strumenti adatti, ecco perchè non li vedi. A quel punto si zittiscono e mi danno ragione.