Ho raggiunto ieri telefonicamente Pier Fortunato Zanfretta, il più famoso addotto/experiencer italiano per avere informazioni e una conferma, sia del suo stato di salute e della sua prossima presenza il 24 Novembre a Roma, come relatore alla conferenza “CONTACT – Interazioni tra Umani e Extraterrestri” organizzata dall’ufologo Massimo Fratini. Zanfretta sta bene, compatibilmente con quello che la vita di oggi può offrirgli – mi ha detto – ed è ben felice di essere al convegno che si terrà presso il centro Congressi dell’Hotel Pineta Palace e vedrà la partecipazione anche di Gaspare De Lama con la moglie Mirella (caso “Amicizia”), Enrico Baccarini, Ivan Ceci e Salvatore Giusa del Centro Ufologico Siciliano.
Per molti sarà una magnifica occasione per incontrare di nuovo Piero Zanfretta, stringergli la mano, abbracciarlo, ascoltare dalla sua voce gli ultimi sviluppi della sua vicenda.
Per me, aver avuto modo di trascorrere con lui una ventina di minuti dietro le quinte di “STORIE VERE” – prima della registrazione della puntata di RAI Uno Mattina del 18 Aprile e andata in onda Venerdì 10 Maggio 2012 mutilata di due miei interventi (ne parlo altrove in questo blog) – vederlo e saperlo pienamente ristabilito è stato un magnifico regalo. Il suo ritorno in scena dopo l’aneurisma cerebrale che lo aveva colpito mesi prima e aveva fatto disperare per la sua vita era stato il frutto di un regalo che “qualcuno forse mi ha fatto da lassù”, mi aveva confessato nel salottino d’attesa del programma. Poteva trattarsi di un “Qualcuno” di assolutamente Superiore, oppure, di quegli stessi esseri che sono in contatto con lui da decenni e che, seguendolo passo per passo, lo avevano assistito in quel gravissimo frangente. Di certo, Piero ha ancora molto da testimoniare.
Lo avevo interrotto per un attimo, dicendo che anche a Travis Walton, forse, era stato riservato un trattamento particolare dai suoi “rapitori alieni” e che quindi i loro due casi avevano ancora di più qualcosa in comune ma, prima che potessi chiedergli (forse glie ho fatto solo cenno) se ricordava di aver vissuto anche lui una NDE (Esperienza di pre morte), era arrivato il momento di entrare nello studio di Saxa Rubra.
Seduto su uno sgabello, lucido e generoso come sempre nel suo racconto, per l’ennesima volta Pier Fortunato riferiva gli eventi di quel primo incontro ravvicinato avvenuto nella fatidica notte del 6-7 Dicembre 1978, quando si trovò faccia a faccia con una realtà spaventosamente assurda che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza. Avvezzo ai confronti in pubblico e davanti alle telecamere con chiunque, anche stavolta Piero aveva catturato l’attenzione di tutti, anche e soprattutto del pubblico da casa. Modesto, sincero, spontaneo, umanissimo in ogni suo gesto e parola, Zanfretta assomiglia a un eroe di altri tempi, uno che dall’altra parte c’è stato veramente e la deve dire tutta. Piero, ormai sessantenne, non ha mai cambiato di una virgola la sua versione dei fatti nonostante il tempo (in questo caso 35 anni) a volte possa tirare brutti scherzi di memoria. L’unica volta che lo ricordo in imbarazzo fu durante un’infelice puntata de “Il Bivio” condotta da Enrico Ruggeri e, sembra, malamente “pilotata” proprio a fini di spettacolo. Circostanze piuttosto dubbie, che meritano di essere approfondite e chiarite proprio chiedendo lumi a Zanfretta, che ne fu protagonista.
D’altra parte, anche negli ultimi giorni Zanfretta è stato oggetto di attacchi, attraverso intrusioni probabilmente ad opera di hacker sulla sua pagina Facebook il cui account è stato ripetutamente violato e il suo profilo inquinato con post dai contenuti deliranti, per nulla frutto della sua mente. Un modo, questo, per interferire nella vita sociale di Zanfretta e screditarlo. È bene che si sappia. Probabilmente, Piero ne parlerà durante la prossima conferenza di Roma.
Torniamo al Settembre 2012, alla terribile esperienza vissuta da Pier Fortunato Zanfretta, l’incontro ravvicinato con un feroce aggressore, un aneurisma cerebrale che prima faceva temere per la sua vita e poi, quando il pericolo peggiore era stato superato, per le possibili ripercussioni nella sua normale quotidianità, per quanto il termine “normale” possa suonare adatto, nel suo caso. E Piero ce l’ha fatta. L’intervento chirurgico prontamente effettuato per la rimozione dell’ematoma, le cure del personale medico del reparto di Neurochirurgia e Neurotraumatologia, Clinica dell’Ospedale San Martino di Genova e la sua fibra tenace lo hanno tenuto con noi, su questa terra. Due settimane dopo quel 23 Settembre Piero veniva dimesso.
Dopo l’operazione, Zanfretta aveva ripreso conoscenza piuttosto rapidamente e aveva reagito bene alle prime cure farmacologiche, alimentando così le voci e le speranze di guarigione, pur nella consapevolezza di tempi legati a molteplici fattori e all’imponderabilità delle conseguenze di versamenti sanguigni nel cervello.
Alla luce della prognosi riservata e della terapia sub-intensiva, il decorso era apparso relativamente positivo.
Se da parte dell’istituto ospedaliero genovese non giungeva alcun comunicato ufficiale, sul web si facevano congetture e commenti di ogni genere, mentre le sole “notizie” apparivano fra le righe di scambi su Facebook ai quali partecipava Fabio, il secondogenito dei quattro figli avuti da Pier Fortunato con la sua ex moglie, Nirvana.
Questo, il passaggio forse più bello dei comunicati di Fabio, che annunciava la sua prima, netta ripresa: “Papà sta decisamente meglio… si muove molto bene… ovviamente non può alzarsi… parla in modo comprensibile… il dottore dice che va benino… non è il massimo come commento ma è sempre meglio che peggio… in teoria lunedì esce dalla fase pericolosa… e sempre in teoria lo sposteranno in una stanza normale dove chiunque desidera può andare a trovarlo….speriamo continui così… oggi canticchiava… che sagoma… ciao a tutti”.
Ora, un breve ripasso della sua storia, per chi non la conoscesse.
Nel 1978 Zanfretta era un ragazzo robusto, tutto d’un pezzo, capace di tirare di boxe appresa in palestra e di usare le armi da fuoco, come il suo lavoro di metronotte imponeva. In servizio di vigilanza sulle alture genovesi, aveva raggiunto Marzano, frazione di Torriglia e stava ispezionando la villa “Casa Nostra” con la torcia elettrica e una Smith & Wesson calibro 38 in pugno. Da quell’istante si dipana un racconto che Piero ha ripetuto centinaia di volte, pazientemente e metodicamente davanti a microfoni, telecamere e sul palco di conferenze soprattutto in Italia, ma anche negli USA, quando nel 1972 partecipò all’International UFO Congress a Tucson, in Arizona su invito di due grandi ufologi americani, il dottor Allen Hynek e il colonnello Wendelle Stevens dell’USAF e fu accompagnato da Rino Di Stefano e da Roberto Pinotti del CUN.
Un racconto che ha portato alla luce con la consueta schiettezza anche durante il programma di RAI 2 “Ricomincio da Qui”, condotto da Alda D’Eusanio nelle puntate del 15-16 Ottobre 2008 a lui dedicate. Vi partecipammo insieme, con la psicologa Francesca Romana Tiberi e i contributi RVM di Rino De Stefano. Per l’occasione, la redazione di “Ricomincio da Qui” restituì alla cronaca quanto più fedelmente possibile il lato umano di Zanfretta, concentrandosi sulla vita privata e la storia della sua famiglia. Pur restando alcune zone d’ombra nella sua storia, ne uscii ancora una volta con la netta convinzione che quella di Piero era verità.
Dalle trascrizioni delle interviste che “Ricomincio da Qui” gentilmente mi ha fornito in quell’occasione, traggo alcuni passaggi, partendo dalla notte del primo incontro.
Questo il suo racconto: “Erano le 23.45. Quella sera, diversamente dal solito, mi fermai prima a Marzano. Posteggiai la macchina con il motore e gli abbaglianti accesi perché non si vedeva niente. Stavo facendo un sopralluogo nella prima villa che dovevo controllare. Ero in giardino quando l’occhio mi cadde nella villa accanto e vidi quattro luci che si muovevano. Pensai ai ladri. Scesi di corsa, andai in macchina e chiamai i colleghi per farmi mandare dei rinforzi. In quel momento tutte le luci della vallata si spensero e così anche la radio e il motore della macchina. Presi la torcia e mi diressi nuovamente nel giardino della villa, impugnando la pistola. Avevo paura, faceva freddo, era inverno, ma sudavo copiosamente. All’improvviso le luci che avevo davanti si spostarono dietro l’abitazione, sul retro. Andai dalla parte opposta, rasente al muro, pistola abbassata e spensi la torcia in attesa che i ladri mi si facessero davanti. D’un tratto, una grossa spinta mi fece caracollare per terra. Persi la pistola. Cominciai a cercarla a gattoni, al buio. Accesi la torcia e, quasi subito ritrovai il mio ferro, d’istinto gridai: fermo lì! Non ti muovere! Illuminai la sagoma che avevo di fronte e vidi, con grande stupore, un essere alto più di tre metri, una sorta di grande lucertolone.
Arrivava fino alla grondaia. Aveva la pelle verde, squamata. Svenni. Quando tornai in me mi accorsi di non avere più pistola, mentre la torcia era a qualche metro da me. La presi nuovamente e illuminai verso il punto nel quale avevo visto l’essere che mi aveva spaventato. Non c’era più. Spaventato presi a correre verso la macchina e intanto realizzavo cosa mi era accaduto. Guardando l’orologio, mi resi anche conto che erano passate più di due ore. D’un tratto si accesero di nuovo le luci della vallata, e anche il motore della macchina e la radio. Cercavano di contattarmi… mi chiamavano… io risposi, afferrando il microfono e urlai: non sono esseri umani, aiuto! Aiuto! In quel preciso istante, da dietro la casa si alzò un oggetto luminoso, una cosa enorme con una luce impressionante che svanì subito nel nulla. Dopo mezz’ora arrivarono sul posto tre auto con i miei colleghi. Mi spaventarono, ero sotto shock. Puntai contro di loro la pistola e dovettero prima disarmarmi, poi schiaffeggiarmi per farmi calmare. Nelle ore successive raccontai quello che avevo visto ai colleghi. Mi presi dell’ubriacone (sono astemio), del pazzo visionario. Poi, scendemmo in città, in sala operativa e venne fatto un rapporto nel quale si scrisse che avevo avuto incontri ravvicinati del terzo tipo. A quel punto la direzione mi mandò a chiamare e dovetti raccontare anche a loro, per filo e per segno, tutta la vicenda. Così iniziò la mia odissea.”
E questo secondo stralcio, che denota le ripercussioni pesanti, nel privato. “… la mattina del 7 Dicembre tornai a casa e dissi a mia moglie quello che mi era accaduto. Ricordo perfettamente che svegliai tutti e li riunii in soggiorno; in quel periodo c’era anche mio cognato. Lo ospitavamo da noi. Mia moglie, mentre raccontavo la mia esperienza, mi fissava. Andavo avanti nel racconto e lei era sempre più perplessa. Diceva: Ma cosa dici, non è possibile! Trovava tutto completamente folle. Comunque, alle fine mi credette. Una moglie crede sempre al suo uomo se lui è in buona fede. Quindi sulle prime la prese bene. Però le pressioni successive incrinarono il nostro rapporto; la mia famiglia mi ha goduto ben poco in quel periodo. Fra le interviste, le ospitate in televisione e il lavoro non ero mai in casa. Ero nervoso. Ero rigido anche con i ragazzi. Nirvana cominciò a dirmi: sei cambiato, questa esperienza ti ha cambiato! Ci siamo lasciati molti anni dopo (nel 2000 ndr.), ma sicuramente la mia vicenda ha contribuito a sfilacciare gli equilibri della famiglia. I miei figli hanno vissuto il mio periodo di fama forzata. Tutto sommato l’hanno presa bene. Sono andato al Bivio recentemente (trasmissione di Italia1, ndr) e mio figlio (Fabio) mi ha chiamato dicendomi che un suo amico lo aveva preso in giro. Ha detto: papà, ancora con questa storia! Basta! A volte dico loro di non dire che sono i miei figli, così da non essere bersagliati dalla stupidità e la grettezza della gente. Non lo fanno mai!”.
Maurizio Baiata, 26 Ottobre 2013
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Siamo sempre alla periferia di Cuzco, luogo dalle costruzioni imponenti (in parte depredato dagli spagnoli perché usato come cava di materiale per le chiese).
Salve, sono Annalisa Cisi,
autrice del commento apparso due giorni fa su questo blog di Maurizio Baiata, in cui ho espresso considerazioni irrispettose, gratuite e lesive della sua reputazione, nei confronti del signor Ettore Interdonato, al quale desidero esprimere pubblicamente le mie scuse. Il commento era stato dettato dall’impulsività, avventatezza e superficialità, ma non era destinato alla pubblicazione. Mi sono resa conto della gravità di quanto avevo scritto dopo aver constatato la reazione del dr. Interdonato, al quale ora sono qui a dire di essere conscia di aver sbagliato e profondamente mortificata, nonché gravemente preoccupata a causa di una possibile querela da parte sua, in quanto persona da me danneggiata.
Ho vissuto sulla mia pelle, e ancora sto vivendo, una dura lezione; la vita è fatta anche di queste esperienze e ora sono consapevole che scrivere sul web e sui blog, forum e portali vari non è un gioco da ragazzi come si pensa, e come forse credevo io con cotanta incoscienza, poiché può portare a gravi penalità e ritorsioni.
Ringrazio il signor Ettore Interdonato per avermi dato questa opportunità di riparare al mio errore, rinnovandogli le mie scuse più sincere.
Un grande grazie va anche a Maurizio Baiata che mi ha supportato in questa disavventura.
Annalisi Cisi
Grazie Annalisa. Avevo provveduto a rimuovere il tuo commento (che non avevo letto né approvato, ma che era inopinatamente qui apparso, il che impone un immediato controllo tecnico per venire a capo dell’accaduto) dopo aver constatato sulla mia pagina Facebook la reazione da parte del dr. Interdonato causata dal tuo scritto.
Ringrazio il dr. Interdonato per la pazienza dimostrata in tale circostanza e per la comprensione nei confronti di Annalisa.
Maurizio Baiata