A distanza di un anno, propongo questo pezzo in versione integrale qui per la prima volta. L’articolo era stato pubblicato il 20 Settembre 2012, come “non recensione” del film di Scott, intesa quindi non come critica cinematografica, bensì come introduzione a un film in forte discussione in quel momento. Ovviamente, alcuni riferimenti possono risultare datati.
Sarebbe assurdo che “Prometheus” provocasse rotture di amicizia di vecchia data. Come è assurdo constatare che sul web se ne parla sparando giudizi senza avere il necessario background, facendolo risultare un film di fantascienza spettacolare e inquietante, ma non molto altro. Ci vuole tempo per fare grande cinema. In questo caso parliamo di oltre 12 anni, da quando Ridley Scott ebbe l’idea di creare una storia che racchiudesse in sé l’inizio e la fine di “Alien”, il suo capolavoro fanta horror del 1977, interpretato da Sigourney Weaver. Lo stacco, fra quella prima avventura e gli altri episodi (sequel) omonimi è stato sempre tale da far pensare che il regista sapesse già cosa avrebbe voluto ottenere spiegando l’origine di “Alien” e il risultato ora è visibile a tutti.
Per aprire, un messaggio positivo, da un “Prometheus” da più parti additato come film “negativo”, ultra pessimista e persino anti-umano. Per il regista Ridley Scott, l’umanità terrestre composta da bipedi antropomorfi intelligenti non si estinguerà il 21 Dicembre 2012. Questa buona notizia arriva nel “database” in sovrascrittura nella seconda scena del film, immettendoci nel presente della vicenda: la “Prometheus”, mastodontico vascello spaziale terrestre con a bordo 17 membri di equipaggio, sta giungendo in prossimità del sistema planetario che rappresenta la sua meta ed è il 21 Dicembre 2093.
Nella mente del cineasta e produttore inglese, dunque, il nostro mondo non soccomberà all’Apocalisse del 21 Dicembre 2012, anzi sarà arrivato a un tale livello di sviluppo scientifico e intellettuale da consentire all’uomo di percorrere distanze siderali. Il riferimento a queste due date seppure distanti 81 anni l’una dall’altra nel nostro calendario non sembra una coincidenza ascrivibile a mero caso e può dire molto, nel senso metafisico positivo del film. Allo stesso modo non sono causali i “simboli” e le citazioni, che vanno dalle pitture rupestri alle gigantesche teste olmeche, dalle immagini di “Lawrence D’Arabia” al riff di “Love the One You’re With” di Stephen Stills (cantata da Crosby, Stills & Nash a Woodstock). Sono singole parti di una traccia che non va rivelata e che, probabilmente si compirà nel prossimo episodio, previsto per il 2014.
Scott, cineasta dalla mano inadatta alle educande sin dai tempi de “I Duellanti”, non è un iconoclasta come Ken Russell o Stanley Kubrick, ma ha il coraggio del pioniere e in “Prometheus” catapulta subito lo spettatore negli spettrali tunnel di geostrutture circolari aliene, un anfiteatro di roccia che racchiude il destino del team scientifico che costituisce l’equipaggio della nave spaziale. Scienziati, non missionari, né guerrieri, né gladiatori, che entrano in un Colosseo tecnologico che nasconde ciò che non è mai stato rivelato sulla storia e l’origine della civiltà umana, contenuti profondi che a prima vista minano le fondamenta del credo scientifico e del dogma religioso.
Se Kubrick in “2001 nello spazio” lanciò l’ipotesi di un’influenza aliena sotto forma di un monolite al cui tocco l’uomo-scimmia di eoni orsono avrebbe iniziato a sviluppare l’intelligenza, Scott percorre un’altra strada.
Il punto non è rappresentato dal legame fra il primo, originale “Alien” di Scott e questo suo “prequel”. Altrimenti guarderemmo a questo film solo come appassionati di cinema e in particolare del genere fantascienza. Il punto è, come dicono i protagonisti di “Prometheus”, che abbiamo ricevuto un invito, che non possiamo declinare.
Altresì, lo spettatore che vuole superare le apparenze dell’opera filmica tout curt, deve armarsi di pazienza e prestare attenzione alle tesi della cosiddetta “archeologia proibita”, a quelle ancora più alternative della Paleoastronautica e persino alle concezioni eretiche che individuano un’influenza genetica aliena sulla creazione dell’essere umano.
Questo deve aver fatto Ridley Scott, documentandosi sulla teoria della Panspermia e sugli studi di Zecharia Sitchin, soprattutto. All’autore e ricercatore nato nell’Azerbaijan, vissuto a lungo negli Stati Uniti e scomparso nel 2010, “Prometheus” deve molto, soprattutto nella fonte primaria del plot: la teoria di antichi astronauti, provenienti da altrove nello spazio quali creatori dell’Homo Sapiens.
I sostenitori di tale ipotesi non si pongono l’interrogativo “C’è qualcuno là fuori?”, piuttosto, si chiedono: “Gli alieni hanno interagito con il nostro pianeta fin dall’inizio dei tempi?”. E la risposta che danno è un tonante “Sì!”. L’obiettivo primario dei loro studi è la ricerca di manufatti, iscrizioni rupestri, qualunque reperto e documentazione che possa comprovare scientificamente la presenza aliena sulla Terra. Sia nei tempi antichi, sia in tempi recenti, ma in questo secondo caso si rientra in una branca dell’Ufologia che attiene agli Incontri del Secondo e Terzo Tipo, le interazioni con macchine volanti non terrestri che possano avere lasciato tracce al suolo e influenzato l’ambiente circostante.
La summa delle teorie della paleoastronautica è semplice: esseri extraterrestri intelligenti hanno visitato la Terra e il loro contatto con il nostro pianeta è collegato alle origini e allo sviluppo dell’umanità. La ricerca di manufatti e prove resta uno dei pilastri di quello che potremmo definire “ufologia trascendentale”, un comparto di studi multi-disciplinari i cui interessi e argomenti spaziano così ampiamente da poter essere esplorati solo attraverso la “gnosi” (termine greco per “conoscenza”), che inevitabilmente porta alla ricerca della fonte della creazione. Lo scenario concettuale e filosofico della gnosi prevede l’esistenza e la realizzazione di un essere umano illuminato, la cui mente e spirito siano liberi dalle barriere della razionalità.
In “Prometheus” tutto questo accade, rendendola una grande opera filmica di “fantascienza gnostica”, che comprende fatti, informazioni e risposte alle domande, tutte perfettamente a fuoco, sulla possibilità che il genere umano deriva da civiltà avanzate esogene. Le ipotesi che si affacciano sono due. O tali civiltà in un passato remotissimo albergavano sulla Terra. O venivano da altrove.
Oltre a Sitchin, su territori assai simili si sono avventurati esperti di chiara fama, come Erich von Däniken, David H. Childress, Robert Bauval, Graham Hancock, Michael Cremo, Giorgio A. Tsoukalos, Robert Schoch, Filip Coppens, Peter Fiebag, Christopher Dunn e Maximillien de Lafayette, solo per citarne alcuni. Per l’Italia, i libri di Mauro Biglino stanno suscitando notevole interesse, ma ne parleremo in altra sede.
Sull’enigma delle nostri origini, gli sceneggiatori hanno costruito una storia che ribalta le concezioni classiche e accettate della nostra Genesi, mettendo in discussione sia la teoria di Darwin sia quella Creazionista. Ne potremmo dedurre che vengono inferti colpi mortali ai dogmi delle “due chiese”: l’uno che ci vuole lontani discendenti di una razza di scimmie e l’altro che ci ritiene costruiti a immagine e somiglianza del Buon Dio. Ma non è così.
Se in “Prometheus” a prevalere è l’ipotesi aliena, per quanto prepotente essa appaia dal punto di vista evocativo di risposte che solo la fantascienza può dare, su quello metafisico e spirituale il film di Scott lascia aperti altri spiragli, che forse per alcuni appariranno di compromesso, per altri il viatico al prosieguo dell’avventura. Un viatico espresso nuovamente in un simbolo, quello della croce stretta nelle mani dello scienziato in viaggio nello spazio profondo.
Maurizio Baiata, 20 Ottobre 2013 (20 Settembre 2012 stesura originale)
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Caro Mauirizio. Non so cosa altro si possa vedere in questo film, oltre alle cosa più evidenti, che più o meno tutti penso possono constatare. Sinceramente non so neppure se abbia senso cercare sensi nascosti o più profondi. Non è che sia “brutto”, ma certamente non è un bello spettacolo. Stà tranquillo, che non litigo con nessuno per l’interpretazione di questo film…Sicuramente un messaggio è che ci dobbiamo svegliare…
Grazie, Fausto! Tu dici che non e’ un bello spettacolo, io non la penso cosi’. Ma cio’ non toglie che la divergenza di idee su questo film e’ il fattore che ne sta eterminando lo straordinario successo, sembra anche in Italia.
Maurizio, come sempre dimostri una grande conoscenza di quella che è la cultura pop mediatica.. dal rock al cinema… tipica degli stati uniti a te indubbiamente cari. Credo che il tuo articolo sia molto ben argomentato… Tuttavia un film è anche intrattenimento. In questo aspetto ho trovato alcune pecche tipiche dei moderni film di fantascienza che non mi aspettavo in RS. Per esempio l’eccessive e ripetute citazioni degli eventi di Alien ed una pessima Cameronizzazione senza però eguagliarne il character desin (che è forse la sola forza di C). I personaggi non sono neppure il pallido riflesso dei personaggi della Nostromo. La protagonista non convince e convince ancora meno la sequela di drammatici colpi di scena che la vedono protagonista e assurdamente superstite… Diciamolo, a livello di sceneggiatura, epurato dai contenuti esopolitici, alienologici, etc… Lascia molto a desiderare.
Nel complesso mi sono divertito è ho notato molte citazioni volutamente non esplicite a vari livelli. L’atmosfera in cui si è precipitati arrivati sul pianeta alieno è grandiosa. Bella l’idea di nascondere i creatori in un’armatura bio-organica per riallacciarli al primo episodio, anche se molte cose non tornano. Bella anche l’idea dei Vasi di Pandora creatori di vita e di mali… Noi quali saremo? 🙂
Per gli effetti speciali non mi pronuncio perché oggi giorno non ci si può aspettare di meno da un film di questo genere e comunque non è certo l’aspetto di interesse per questo tuo Articolo. Invece torno a sottolineare che hai perfettamente azzeccato l’altra sceneggiatura. Sembra quasi che R. non fosse interessato allo svolgimento della storia e ai personaggi, ma piuttosto a dire la sua! Non credo sia casuale. Tutti gli artisti nel realizzare le loro opere tendono a voler comunicare uno stato d’animo e un messaggio a loro caro… E Ridley Scott è sicuramente un grande artista… Diciamo che il meglio e il succo del film si risolve nell’intro, decisamente esplicativo…
Sarebbe interessante anche risolvere un altro enigma posto nel film durante il finale ” Perché ci hanno creati e ora ci vogliono distruggere”?? L’astronave stava infatti per dirigersi sulla terra con in suo carico di arma batteriologica vivente..Ci vogliono distruggere perché rappresentiamo un pericolo per la terra (leggi Ultimatum alla terra..) o per l’Universo medesimo? Ed ancora, considerazione fatta nel film, se gli “ingegneri” hanno creato l’uomo chi ha creato gli “ingegneri”??
Gli ingegneri li abbiamo creati noi !!!!!!!!!!!!!!! Cioè l’uomo PRIMO, poi loro hanno creato noi, anzi ci hanno modificato geneticamente per prendere l’energia animica che loro non hanno.
Teoria malanghiana, interessante. Condivisibile o meno, non aggiungo altro perche’ non mi interessa assolutamente al momento entrare in qualsivoglia forma di querelle con Malanga.
Alien è del 1979!!!
http://en.m.wikipedia.org/wiki/Alien_(film)
Come già scritto altrove, l’ufologia – ha ancora un senso ‘sta parola? – ha perduto l’identità, viaggia imperterrita verso sponde neognostiche di bassa fattura. Non è un caso che soprattutto gli anglofoni sostengono le tesi più astruse e dannatamente false. False, già, perché prima partono con un teorema e poi cercano la dimostrazione. L’ufologia, quella che sento mia (vintage?) parte dai fatti per arrivare ad una ipotesi interpretativa di massima, facendo bene attenzione a non escludere quello che potrebbe invalidare l’ipotesi.
Rileggere reinterpretare ritradurre demitizzare destrutturare i testi sacri, è lavoro da tuttologi, da eretici e da ufolatri dell’ultima ora. Il trascendente diventa extraterrestre, e questa operazione cara agli angloamericani e ora cara pure agli italici, diventa la peggiore mistificazione ideologica, disorientante per quanti si avvicinano poco attrezzati alla cosa ufologica. Tutto questo porta ad una fatale commistione di livelli, tipica dei tempi nostri. Siccome si demonizza tutto ciò che è istituzionale (lo dico io che istituzionalizzato non sono) si vuole pure distruggere l’esegesi tradizionale della Bibbia, riducendola ad un giornale dei misteri il cui profeta è Giacobbo. Il visionario regista Scott (grande nel mettere in scena le storie) non è esente dal morbo neognostico: siamo figli in provetta di alieni superstronzi camuffati da divinità. Suvvia, Maurizio, cielo-terra-sottomondo, questi i parametri cosmogonici, interconnessi ma distinti. Malick è di una spanna superiore agli altri perché non mischia le carte al tavolo dei bari.
Maurizio, ho visto ieri il film e letto oggi il tuo bellissimo articolo. Il film mi è piaciuto molto. Tralasciando quelle che secondo me sono delle mancanze a livello di caratterizzazione dei personaggi (il geologo e il biologo sono di una stupidità disarmante), mi è piaciuto il suo messaggio dissacrante, ma che comunque non chiude completamente la porta. L’ho interpretato così: per conoscere la Verità, dovete spogliarvi delle aspettative, dei falsi miti e allora forse…
Parere mio. Sono uscita dalla sala soddisfatta.
Un saluto, Lavinia
Buongiorno Maurizio…un mio piccolo intervento rapido e veloce…
Per dire che più che di prequel parlerei di spin-off da una costola della saga di Alien.
Infatti le vicende di Prometheus si svolgono quasi parallelamente seppur in anticipo rispetto a quelle di Alien.
Alien è incentrato sulla luna del pianeta gigante con anelli LV426 mentre Prometheus prende il via dall’arrivo della missione umana sulla luna LV223 diversa e per alcuni creata artificialmente dagli “Engineers”.
E questo mi ricorda da vicino l’affaire Phobos.
Ho sempre avuto la netta impressione che sia Kubrick che Scott e pochi altri registi del genere, sappiano e siano a parte di molto più che sceneggiature inventate (?).
Grazie.
Marco.
Ho letto sin qui “anzi sarà arrivato a un tale livello di sviluppo scientifico e intellettuale”, poi mi sono fermato perché non ci sono le premesse. La tua considerazione sul progresso intellettuale (forse intendevi intellettivo?) non è assolutamente in linea con gli ultimi 2000 anni di storia. Non andremo da nessuna parte in questo modo… nemmeno sul satellite Luna.
Sviluppo intellettivo, quello di esseri antropomorfi, ominidi, umanoidi o cosa, secondo te? Degli ultimi duemila anni di Storia io ne ho vissuti 62 e più o meno su questi posso esprimere un parere, in quanto relativo a mie esperienze dirette. Su tutti gli altri, che mi sembra di poter desumere tu fai risalire alla venuta alla luce di Gesù, non mi sono affatto espresso. Il mio punto è molto semplice. Noi veniamo da Altrove. E da molto lontano anche nel Tempo. Poi sulla Luna non abbiamo granche’ bisogno di andare, sai è sempre stata una severa maestra e sempre lo sarà.