Questa è un’anticipazione che dedico agli appassionati di Musica Rock e a chi voglia sapere qualcosa dei contenuti del mio primo libro “Gli alieni mi hanno salvato la vita”. La nuova edizione, aggiornata, ampliata con quattro nuovi capitoli e corredata da un inserto fotografico a colori, uscirà nelle librerie il prossimo mese di Maggio.
A questo libro idealmente darei un sottotitolo: “Cronache Rock, Incontri Ravvicinati e Altre Dimensioni” che considero una buona sintesi del mosaico di 40 anni della mia vita che ho cercato di narrare, come semplice giornalista. Il brano che segue è tratto dal diciannovesimo capitolo, intitolato “Volontari per un Mondo Migliore”. Buona lettura
Maurizio Baiata, 4 Aprile 2012
Nei primi anni Settanta vidi a Londra una delle band più importanti della storia del rock, al massimo della sua capacità espressiva: The Who. Suonarono l’11-12 e 13 novembre 1973 al Lyceum, The Strand, ma non ricordo a quale delle tre performance andai, presumibilmente quella d’apertura. Ero con Piero Togni, fotografo di Ciao 2001. Mai concerto fu per me più epico e travolgente. Gli Who dal vivo fu una meravigliosa esperienza.
Il giorno prima avevamo visto gli ultra romantici Renaissance, guidati dalla cristallina voce di Annie Haslam, sempre presi da fughe espressioniste e pitture idilliache. Bravi ed eterei, ma quando 24 ore dopo sono entrato nel tempio della musica colta britannica, con una audience composta e diligente in attesa e si sono spente le luci e sul palco lentamente hanno fatto ingresso uno a uno Pete Townshend (chitarra), Roger Daltrey (voce) e John Entwistle (basso) le emozioni avrebbero cancellato qualunque altro sentimento. Restarono in silenzio per alcuni lunghi secondi, immobili, poi lo stage si animò al suo interno, una torre le cui merlature iniziarono a intravedersi ed emergere svitandosi verso l’alto, la pedana prese a innalzarsi sino a oltre un metro e Keith Moon apparve per ultimo, seduto sullo sgabello dietro la sua formidabile batteria a doppia cassa e, con le cuffie alle orecchie, prese a costruire mattone su mattone il suono degli Who.
L’inizio fu pazzesco: “I Can’t Explain”, “Summertime Blues” e “My Generation”. Poi restammo stupefatti, le prime onde di Quadrophenia risuonarono e furono 75 minuti ininterrotti di una cascata sonora, lirica, struggente, scrosciante nei nostri cuori. Piansi immediatamente, ma non ero il solo. La forza di quella musica era devastante, impossibile frenare le lacrime per molti intorno a me, non c’era da vergognarsene, ridevamo e piangevamo. Piero era sotto il palco. Io, nelle file centrali, a una quindicina di metri dagli Who. Eseguirono Quadrophenia attraverso un sound system quadrifonico, una bomba, stupefacente. Gli altoparlanti erano piazzati circolarmente intorno alla sala. Il pubblico al centro, il palco nel mezzo. Come assistere e vivere con loro. Ondate micidiali, liriche, l’intera nostra vita nei turbolenti e variopinti anni Sessanta. Dalla Londra di Mary Quant e le minigonne alle battaglie tra i Mods e i Rockers e i bobbies, la polizia britannica, sulle spiagge e lungo le scogliere che guardano la Manica. Dall’altra parte, l’Europa.
Noi in Italia ne avevamo un’immagine mitica, la realtà era molto più amara, una generazione che si estraniava dal contesto sociale, si ribellava e finiva male. Gli Who ne avevano raccontato la liturgia visionaria e messianica con Tommy, mentre Quadrophenia ne avrebbe dipinto il quadro sociale e politico. Al Lyceum quella sera suonarono tutto Quadrophenia e alla fine la ripresa di My Generation, seguita da Pinball Wizard, See Me, Feel Me e Won’t Get Fooled Again con la voce di Daltrey che invocava «Don’t cry / don’t raise your eye /it’s only teenage wasteland»…
… Adoravo Keith Moon, sempre il più teenager del gruppo. Gli avrei dato tutto quello che avevo per farlo stare meglio, per non vederlo morire pochi anni dopo. Il più grande batterista della Storia del Rock, il piccolo grande uomo che il destino ci ha strappato troppo presto.
Sei un Grande , Maurizio , conosci profondamente la Materia …..il Racconto che fai e’ sempre limpido semplice importante.appassionante …….infatti amo la tua grande Passione per questo universo ..passione che ha costruito anche la tua superlativa conoscenza che ci doni Scrivendo Circa.. Grazie Maurizio.
E se non fosse stato per te, caro Mauro, forse quel primo mitico viaggio a Londra insieme non sarebbe stato lo stesso! Grande maestro di vita, oltre che mitico fotografo, Mauro Chiari!