Un’altra grande voce dell’Ufologia Americana è venuta a mancare. Giovedì, 16 Febbraio, alle ore 22.30 la dottoressa Ruth Hover si è spenta all’età di 79 anni nella sua abitazione di Fountain Hills, a Phoenix, Arizona. Le era vicino il marito Harry. La triste notizia mi è pervenuta ieri mattina tramite una email di Stacey Wright, responsabile con Jim Mann della sezione MUFON di Phoenix, della quale Ruth Hover era il membro di maggior spicco. Nel Giugno 2010 Ruth era stata operata per un tumore al colon e, in seguito, aveva rifiutato di sottoporsi a chemioterapia. Le sue condizioni si erano aggravate un mese fa circa. Era in “Home Hospice Care”, assistita da personale medico presso la sua abitazione, un villino nella suggestiva cittadina famosa per il suo lago artificiale con al centro il getto della fontana più alta d’America. Proprio nella sua casa di Fountain Hills, incorniciata in una macchia di verde nelle alture desertiche della Phoenix Valley, è avvenuto il nostro ultimo incontro. In seguito, ci siamo sentiti spesso telefonicamente, sino al mio rientro in Italia.
La dottoressa Hover era uno dei più affermati psicoterapeuti di Phoenix. Era medico psicologo del Program for Extraordinary Experience Research (PEER), fondato dal professor John Mack, psichiatra della Harvard University Medical School. Oltre ad essere membro della Academy of Clinical Close Encounter Therapists (ACCET), la dottoressa Hover era anche sociologa clinica, con oltre 35 anni di esperienza in questo campo.
Come consulente della sezione di Phoenix del Mutual UFO Network (MUFON) si occupava della preparazione degli inquirenti sul campo e presiedeva il Support Group per le persone protagoniste di casi di rapimento alieno. Le sue condizioni di salute l’avevano costretta ad allontanarsi da questo impegno, la cui responsabilità aveva demandato alla sua “allieva” Michelle Emerson.
Nello scrivere, ora, mi rendo conto dell’immensa fortuna che mi è stata concessa nel conoscere Ruth Hover. Era una donna solare e affabile, colta e intelligente. Aveva curato l’edizione di alcuni libri dedicati ad argomenti ufologici e aveva in animo di vedere pubblicato negli USA anche il mio, per i tipi di una piccola casa editrice con la quale aveva contatti. Con il marito Harry aveva viaggiato in tutto il mondo e desiderava molto venire in Italia. Le avevo promesso che avrei fatto del mio meglio per organizzarle una serie di incontri/conferenza nel nostro Paese, perché avremmo potuto toccare con mano la sua esperienza, cresciuta sulla stessa linea di approccio terapeutico portata avanti da John Mack, con il quale era stata legata da lunga amicizia.
Ruth aveva una sensibilità straordinaria che le consentiva di definire in pochi minuti la personalità del soggetto che aveva davanti e di inquadrarne i problemi, non solo di abduction, ovviamente. Del suo valore professionale, unanimemente riconosciuto presso la comunità medica dell’Arizona, non faceva mai sfoggio, adoperandosi per aiutare chiunque, disinteressatamente.
Con eguale discrezione aveva lottato contro il male che l’aveva aggredita alcuni anni fa e sul quale avevo avuto l’impressione potesse vincere. Così non è stato.
Ho sempre pensato, dal nostro primo incontro nel 2006 a Laughlin in occasione dell’International UFO Congress, che Ruth fosse la persona giusta per aiutarmi a ripercorrere la strada della mia esperienza di contatto e riprendere un viaggio conoscitivo interrotto da troppo tempo. Rispetto ad altri psicoterapeuti che mi hanno dato la loro disponibilità, come Barbara Lamb e Yvonne Smith, in Ruth Hover sentivo un calore umano, una familiarità, quasi un grado di parentela che ogni tanto mi portavano a pensare a lei come la sola persona alla quale avrei voluto aprirmi completamente per riportare alla luce la verità incompiuta del mio vissuto.
E allora è avvenuto. La sua voce calda e tranquilla mi ha portato in un altro luogo, nel punto di confluenza di diversi momenti della mia vita… nel Presente e, come diceva Michael Wolf, in quel PERSEMPRE che rende possibile il legame indissolubile di tutte le nostre anime.
Maurizio Baiata, 19 Febbraio 2012
mi dispiace….
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