“Gli alieni mi han salvato, sì. Ho visto una luce abbagliante nella notte, e un attimo dopo mi sono ritrovato steso su un lettino, in una stanza dalle pareti azzurre e trasparenti… Loro non li ho visti, ma ne sentivo la presenza, la voce nella mente. Mi dicevano di star calmo, che mi avrebbero guarito…”. È questo il primo dei numerosi passaggi del libro di Ade Capone che mi ha colpito. Il primo, una sferzata al cuore, perché anche io ho vissuto un’esperienza simile a quella raccontata da Rinaldo, nel primo capitolo di “Contatto – Incontri Ravvicinati con Altri Mondi”, un volume che raccoglie le testimonianze in presa diretta, seppure sapientemente distese sulla carta da uno scrittore/cronista e regista di punta di “Mistero”, la fortunata serie giornalistica di Italia Uno. Ade sa raccontare. Ci mette il cuore.
È uno che ha viaggiato e non dimentica le emozioni che le persone, i luoghi e le situazioni gli hanno regalato. E, nel leggere ogni pagina mi accorgo di un’incredibile ulteriore triangolazione. Ade ha i miei stessi amici. Racconta le vicende di abduction di persone che fanno parte dei miei contatti di Facebook e con le quali tratto, spesso solo in collegamento virtuale, a volte anche di persona, quando si ha la fortuna di incontrarsi per davvero. Non ne faccio i nomi, ma le costanti ci sono tutte, a partire dalle domande fondamentali, come gli episodi di missing time, il tempo mancante, o il perché delle loro visite: “Loro mi hanno detto di aver manipolato il mio DNA… per migliorare la mia capacità di connettermi ad altre dimensioni…” Anche in questo sento la condivisione, che permea il saggio di Ade, con la mia storia.
E non è facile non scivolare nell’introspettivo che, peraltro, questo libro immediatamente evoca, come il cenno persino ai Pooh di “Uomini soli”… una vita nella continua ricerca della verità. Così, se nei racconti degli addotti incontrati dall’Autore ravviso quel profondo senso di solitudine, la fatica del riconoscersi fra la gente, vedo anche che non sussiste il frustrante auto compiacersi del proprio sentirsi “speciali”. Già alcuni di loro sono certo non avrebbero voluto che le cose andassero così, ma ci convivono e, per alcuni, costituiscono il background di nuove vite, nel senso letterale del termine “vite”. Penso alle vicende umane di Maurizio Cavallo, Giovanna Podda e Pier Fortunato Zanfretta, di Federico Bellini e Marina Tonini, nomi tutti entrati nel novero degli experiencers più noti in Italia (personaggi mediatici, si dice altrove nel libro). Noti, perché hanno avuto il coraggio di esporsi e non credo affatto per altre frenesie. Ade menziona anche le EPM (Esperienze di Pre Morte) e questo, nuovamente mi tocca. Sono convinto della relazione esistente fra i fenomeni inscritti nell’alea delle NDE e i Contatti. Di passaggi ad altre dimensioni, vita/morte, interno/esterno, sopra/sotto… si nutrono come legati da fili invisibili il nostro spirito e la mente, ogni giorno percorrendo miriadi di geometrie assurde, tutte collegate fra loro, come quelle del paradosso italiano per eccellenza: Canneto di Caronia.
Mi soffermo quindi al centro del volume, del quale segnalo le prefazione di Daniele Bossari e Marco Berry e il corredo di una preziosa sezione iconografica… per giungere d’un fiato alla sezione storica che abbraccia Sitchin, sorvola il Monte Musiné e getta sguardi sul versante della ricerca dei Contatti nel passato.
Riprendendo fiato prima del finale, necessaria sosta alla stazione di posta per un portalettere dell’ignoto come Ade Capone, troviamo i dialoghi con gli esperti, i giornalisti Lavinia Pallotta, Alfredo Lissoni e Pablo Ayo, e gli operatori, Giulia D’Ambrosio e Gennaro Pepe. Quindi, il Professore. A Corrado Malanga, il cui nome peraltro nel capitolo quasi di chiusura a lui dedicato non viene fatto, Capone non lesina critiche, sul piano metodologico e della ricerca. Ma forse l’Autore dovrà rivedere le cose, a breve. E il saluto affettuoso a Carlo Sabadin non a caso chiude, a suggello dell’amicizia che legava l’Autore al ricercatore scomparso nel Giugno 2011, un lavoro che al sentimento deve molto e alla risonanza che ne scaturisce.
Rispetto ad altre opere in qualche modo simili, prodotte oltreoceano dove alla casistica delle abduction si da rilievo sia sul piano espositivo delle esperienze, sia su quello dello studio analitico, “Contatto” si pone obliquamente, o meglio trasversalmente.
In Ade Capone intuisco la necessità fortemente giornalistica di voler chiudere il cerchio in un sol colpo, come si fa in ogni buon articolo, in cui una storia viene prima di tutto descritta negli accadimenti e sviluppi e risvolti per bocca dei testimoni stessi, ai quali l’autore riconosce massima fiducia. Poi la storia si completa presentando idee, opinioni e risultati (seppure liofilizzati) derivati dall’aver avuto a che fare con questo tipo di esperienze ed esserne usciti inevitabilmente frastornati. Perché una cosa è un “semplice” avvistamento UFO, un’altra è andare a braccetto con una realtà che molti si ostinano a propinarci come separata dalla nostra e invece ne fa parte.
Il cerchio però non si chiude e questo l’Autore lo sa benissimo, perché – è mia presunzione crederlo – a lui non andrebbe giù per niente continuare a vivere la propria vita senza aver vissuto anche lui, in prima persona, le esperienze che ha potuto raccontare in questo suo eccellente libro. E da portalettere, diverrebbe il destinatario di un ancor più straordinario messaggio umano che tocca la sua e la nostra coscienza.
Maurizio Baiata, 16 Febbraio 2012
“Contatto”, Edizioni Piemme, 2011, in tutte le librerie, €16,50
Il cerchio non si può chiudere in un sol colpo.
Come ben sanno coloro che hanno “il DNA modificato per connettersi meglio alle altre dimensioni”. Lo stesso Corrado ha, recentemente, “riaperto” il suo cerchio coadiuvato da Anima.
Quello che “sappiamo” serve per quello che “sapremo” e spero che Ade sappia fare tesoro di questo.
Perchè, come saggiamente dice una mia nuova amica, nessuna verità può essere raggiunta senza il coraggio.
Ed a volte ce ne viene richiesto molto più di quello che siamo abituati ad usare… è per questo che, troppo spesso, quello che vedo circondare le conclusioni di Malanga o Bellini è la Paura.
Paura che abbiano ragione.
Il Coraggio non è mancanza di Paura, ma la Paura con la volontà di andare avanti. Chi ha avuto esperienze straordinarie, come queste, espresse da Ade in modo obiettivo e rispettoso, sa che l’essere umano ha la libertà di interpretare le proprie vicende o con una visione ampia e globale, facendo leva su valori di appartenenza a qualcosa di più grande, sia sul timore che vi assicuro è più che comprensibile…Ma quello che ci rimane è sempre la sensazione di dover giustificare la nostra posizione..ma come dice il proverbio :” Ride bene chi ride ultimo”…Grazie Ade, grazie Maurizio…
Marina Tonini
GRazie a te, Marina! Fa bene sapere che siamo collegati. Un abbraccio. Maurizio
Marina, sono assolutamente d’accordo, non intendo dire che chi ha coraggio non ha paura… le due cose sono strettamente legate: se non esistesse la paura che bisogno ci sarebbe del coraggio?
🙂
Ultimamente sto “ridendo” molto, perchè mi trovo a parlare con amici di alcuni miei concetti che ritenevano inconcepibili.
Adesso, a distanza di mesi, grazie anche ad una sorta di “metabolizzazione”, riusciamo a discuterne e ad ampliarli.
Mi sono reso conto ciò che li “bloccava” era la semplice Paura che potessere essere reali.
Grande Maurizio !! una bellissima recensione. Complimenti.
Fabrizio
hwh22.it
E’ bello il libro, Fabrizio, la recensione e’ solo una recensione. Maurizio
Il libro l’ho letto in libreria per una mezz’ora.
Adesso però rivorrei indietro la mezz’ora di vita che ho sprecato.
Brutto bruttissimo
Manlio, complimenti!!! E per la capacita’ fulminea di sciropparsi un libro di 230 pagine, e per averne scroccato la lettura (degnissima cosa in questi tempi di recessione), e per aver sprecato solo mezz’ora del tuo prezioso tempo che immagino tu possa destinare a ben piu’ degni e importanti impegni, e per aver buttato il sasso senza aver neppure detto il perche’.
my best compliments , goodbye !