In un Nevada che offre scenari da Far West e grandi emozioni… se si azzarda un po’, il limite invalicabile dell’Area 51 è a portata di mano, ma la prudenza non è mai troppa
Aprile 2009
Chi si rechi nel Nevada con l’intenzione di restare freddo e impassibile davanti allo scenario che si apre percorrendo la 375 e dirigendosi verso Groom Lake, al fine di avvicinarsi il più possibile al famoso “gate fantasma” che separa l’installazione dal resto del mondo, sappia che le emozioni non mancheranno. I “ragazzi dell’Area 51” si sono molto impegnati negli anni per renderla e mantenerla inaccessibile e per garantire che i suoi confini restino invalicabili. Spazi amplissimi di deserto, costellato dai Joshua trees, percorsi ora da strade asfaltate con rettilinei a perdita d’occhio, ora da sterrati abbastanza agevoli, ma a tratti difficili, che si incrociano e si disperdono ai quattro venti, le indicazioni e i cartelli stradali scarsi.

L’ultimo rettilineo di sterrato prima di arrivare alle montagne dietro le quali si cela l’Area 51. (Foto: Paola Harris)
Per cui è indispensabile viaggiare accompagnati da una guida esperta della zona e a bordo di un Suv o un fuoristrada veloce, e via. Siamo in quattro: con Paola Harris, che ha organizzato tutto alla perfezione ed è già la quarta volta che raggiunge la zona, ci sono due ricercatrici indipendenti, al volante Lori Wagner e, dietro, Aimee Sparrow. Registro tutto con la mia vecchia videocamera Hi-8, dal sedile anteriore. L’area intorno alla base, per il percorso da noi prescelto a nord, è pressoché disabitata, non ci sono insediamenti urbani, se non sporadici nugoli di grosse case viaggianti e camper. I distributori di benzina distano una settantina di miglia l’uno dall’altro. In lontananza, le montagne. Dietro uno di quegli alti rilievi di roccia, sappiamo che esiste l’Area 51. Dentro, non sappiamo cosa vi accade. Si ha l’impressione di essere osservati (dall’alto, con i satelliti, ci stupirebbe il contrario) anche perché il traffico di mezzi stradali è al minimo, e seguiti forse anche da sensori mimetizzati piazzati sistematicamente ovunque. È un territorio sterminato dal quale i nativi vennero cacciati, dopo essere stati decimati dalle “pacifiche” colonie dei Mormoni. Delle tribù restano vestigia di pietra qua e là. Sicché, pensi, il governo ha fatto la scelta giusta, per proteggere i propri segreti più inconfessabili da qualunque occhio indiscreto. Sappiamo benissimo che non vedremo granché, ma l’emozione nell’attraversare questi territori da vero “Far West” è molto forte.
Cenni storici su “Dreamland”
Per lunghe decadi, dell’esistenza dell’Area 51 il grande pubblico è stato all’oscuro. Come è ovvio perché, non appena se ne è saputo qualcosa, è apparso chiaro che si trattava di un’installazione le cui attività erano coperte da segreto militare, in ragione della Sicurezza Nazionale. Al di là delle ammissioni dovute al popolo americano da parte dell’Amministrazione Clinton nel 1997, l’Area 51 resta secretata per ordine presidenziale e i vertici dell’Air Force (dalla quale dipende la base di Nellis) o del Dipartimento della Difesa, ammettono unicamente che esiste «una location operativa nei pressi di Groom Lake».
Geograficamente, l’Area 51 è una distesa di 38.400 acri di terra sul letto essiccato di quello che un tempo fu un lago, 90 miglia a nord-ovest di Las Vegas, nella Lincoln County, al sud del Nevada. Rimasta altamente classificata per decine di anni, della sua esistenza si trovano tracce storiche lontane nel tempo. Il primo annuncio ai media venne dato nel Maggio 1955, quando su Groom Lake fu avviata la costruzione della pista per atterraggi ausiliari di Watertown e dove alcuni operai persero la vita in seguito a un incidente aereo che coinvolse un C-54 nel Novembre dello stesso anno. Il perimetro del territorio occupato dalla base di Watertown fu delimitato ufficialmente nel 1955 e completato nel Giugno 1958. Fu allora che Watertown divenne Area 51. Sul finire degli anni Cinquanta emersero i primi riferimenti pubblici a un “Groom Lake Project 51”, mentre su documenti classificati della AEC (Atomic Energy Commission, agenzia governativa costituita dal Congresso dopo la Seconda Guerra Mondiale, che dal 1947 diresse le operazioni del Manhattan Project. N.d.R.), della CIA e dell’USAF presero ad apparire termini quali “Project 51” e “Area 51”.
Se è accertato che – data la sua destinazione a poligono di test nucleari – Groom Lake ospitava le strutture di monitoraggio delle radiazioni, l’Area 51 è però da sempre strettamente connessa alla storia dell’Aeronautica USA. Più precisamente, ai “black programs” (progetti finanziati in nero) collegati a tecnologie aeree avanzate, allo sviluppo di velivoli sperimentali e al collaudo dei prototipi militari high tech, come i predecessori del caccia stealth F-117A Nighthawk e del SR71 Blackbird.
Riveste un certo interesse, anche perché ne avremo testimonianza proprio al termine della nostra giornata di viaggio nei dintorni dell’Area 51, il fatto che la zona sia stata anche adibita a cimitero segreto, ultima sepoltura per quei velivoli che nel corso dei test fossero precipitati. Cosa fare di quegli scomodi rottami, visibili dai satelliti? Interrarli in gran fretta a Groom Lake, come ha scritto lo storico dell’aviazione Peter Merlin, secondo il quale dal 1955 più di una dozzina di quelle carcasse metalliche avrebbe trovato pace in buche profonde decine di metri nelle vaste aree riarse dell’installazione.
Nel Settembre del 2003 il Presidente Bush, invocando la Sicurezza Nazionale, confermava il diritto alla segretezza su tutte le attività e le operazioni dell’Air Force condotte nella Base di Nellis e nell’Area 51, impedendo qualunque accesso alle sue informazioni, essendo esse di “monumentale interesse” per la Difesa degli Stati Uniti. In pratica, una conferma del decreto di Clinton che esentava l’area dalle normative federali sull’ambiente (in materia di smaltimento di residui tossici) e, inoltre, pur certificandone la presenza in quanto perimetro militare, non era tenuta a rendere pubbliche le proprie attività. Il decreto è ancora vigente. L’Area 51 è una “no-fly zone” chiusa a qualunque sorvolo. Il muro di gomma ha ovviamente suscitato l’interesse degli ufologi, molti dei quali sono convinti che dietro l’impenetrabile cortina di segretezza si celino tutte le verità nascoste dal governo americano in merito agli UFO e agli Extraterrestri.

Il cartello che impone di non oltrepassare o fotografare… siamo nella zona militare più al centro del mistero (Foto: Lori Wagner)
John Lear e Bob Lazar
Il muro iniziò a mostrare delle crepe il 21 Marzo 1989, quando il fisico Bob Lazar informò il pilota John Lear che di lì a breve avrebbero potuto assistere a uno speciale volo di collaudo da un punto prefissato sulla highway 375. Alle 21 della sera successiva Lear assistette per la prima volta al test di volo di un UFO e nelle notti seguenti altri avvistamenti furono filmati. Inquadrato dal suo potente telescopio Celestron, l’oggetto appariva avvolto da un alone di plasma di colore arancione.
Da allora migliaia di persone si sono date appuntamento o hanno raggiunto la famosa “mail box” che segna il punto esatto dal quale era possibile seguire le manovre di punti luminosi ora erratiche e zigzaganti, ora morbide e strane sulle montagne che costeggiano Groom Lake. E, da allora, da tutto il mondo arrivano frotte di curiosi nella regione. Nel 1996, lo Stato del Nevada ha persino accondisceso a ridenominare le 98 miglia su cui si allunga la statale Route 375, “the Extraterrestrial Highway”. Noi abbiamo percorso la superstrada costellata da segnali che, in maniera subliminale o scoperta, ti ricordano che sei sulla rotta degli extraterrestri e che ogni miglio ti avvicina di più al centro del mistero.

Paola Harris e M. Baiata al segnale che indica nella 375 la Extraterrestrial Highway (Foto: Lori Wagner)
Ci saranno davvero alieni e dischi volanti, lì sotto?
Diversi ricercatori sono convinti del contrario e che tutto è stato spostato altrove, nello Utah sembra, o nel sottosuolo di Dulce, in New Mexico, o che Wright-Patterson, nell’Ohio, sia la struttura deputata in primis alle ricerche sulle tecnologie aliene. Il Nevada Test Site però resta il luogo più adatto, perché certamente l’Area 51 è lì impenetrabile e, con un alto coefficiente di probabilità, al suo interno, a circa 15 miglia a sud di Groom Lake, ospita una zona ancora più segreta, la S-4, una base sotterranea incastonata nelle montagne, del tutto invisibile.
Della S-4 hanno parlato il fisico Bob Lazar, l’ingegnere aeronautico esperto di simulatori di volo Bill Uhouse, la guardia Derek Hennessy e il microbiologo Dan Burisch, che avrebbe lavorato per conto del Majestic-12 nel padiglione medico riservato agli ET denominati J-Rod.
La Lincoln County
Attraversata per la prima volta dagli europei nel periodo che va dal 1540 al 1775, quando gli Spagnoli esplorarono questa regione del sudovest, dopo essere stata a lungo nelle mani dei Mormoni, le miniere di argento della Lincoln County (con centro maggiore nella Meadow Valley) ne costituirono l’asse per gli insediamenti urbani. All’inizio fu decretato capoluogo di contea Crystal Springs, nel 1867 fu cambiato in Hiko nello stesso distretto e, nei primi anni Settanta, fu definitivamente spostato a Pioche.
Partiamo dunque da Las Vegas, prendendo a nord la 93 diretti verso la Lincoln County. Alla nostra destra, passata di poco la metropoli dei divertimenti, appare la straordinaria Las Vegas Motor Raceway – pista automobilistica che ospita le gare Nascar e speedway – con il suo immenso parcheggio invaso da migliaia di macchine scintillanti – e poi Paola Harris ci indica il primo cartello che segnala le due deviazioni verso la Nellis Air Force Base. Inizialmente piuttosto intenso, il traffico sulla Highway 93 si dirada progressivamente e dopo una quarantina di minuti si è del tutto rarefatto. Lori Wagner di questa regione sa tutto ed è prodiga di informazioni, ma preannuncia che ne sapremo molto di più da chi vive da sempre nella contea di Lincoln, Vern Huladay, il proprietario del motel Alamo Inn, che incontremo a breve.
Alamo
Proseguiamo per altre 20-25 miglia e nel tardo pomeriggio arriviamo ad Alamo, dove Vern, un ragazzone di quasi due metri, ci accoglie squisitamente, preparandoci un barbecue di carni e verdure, seguito dai famigerati marshmallows cotti alla brace di un fuoco da accampamento di frontiera. Vern ci spiega che la Lincoln County riveste grande interesse per le risorse minerarie, l’allevamento e l’agricoltura. Alamo è una comunità di 740 anime, la più a sud della Lincoln County, situata a circa 93 miglia a nord di Las Vegas. A due miglia a ovest dalla cittdina c’è una pista di atterraggio non asfaltata. Alamo è un centro di raccordo per i viaggiatori che si dirigono a nord, attraverso la contea e meta ideale per chi ami campeggiare o pescare, un’oasi vicina ai laghi e alla Riserva Naturale di Pahranagat.
Alamo ha celebrato il suo centesimo anniversario nel Luglio del 2001, non ha relazione alcuna con la Alamo del Texas, quella dell’eroica battaglia persa da Crockett, Travis e Bowie contro il generalissimo messicano Santana. La gente vive in maniera semplice, ma c’è tutto (anche una High School) e chi vi è nato difficilmente se ne va.
Rachel
La mattina di buon’ora si parte da Alamo e riprendiamo la US 93 che percorriamo per una trentina di miglia, sino al crocevia per Rachel, dove imbocchiamo la SR 375 e attraversiamo la Tonopah Valley. Siamo in un territorio che gli Americani definiscono “in the middle of nowhere”, un paesaggio semi desertico ma, ci ricorda Lori Wagner, non privo di falde acquifere e infatti passiamo dalle sorgenti termali di Ash Springs.
La più giovane città del Nevada, prende il nome da Rachel Jones, la prima bambina nata nella comunità fondata da D.C. Day nel 1978. Questa minuscola, ma famosa comunità apparsa su riviste, libri, documentari e programmi televisivi, si trova sulla SR 375 e, quando la vedi, la sola cosa che la distingue dal deserto è il piccolo agglomerato di roulottes dietro il Little A’le’Inn (“Il piccolo Alieno”), il locale che attrae fans della Fantascienza, ufologi e curiosi da tutto il mondo. Rachel è molto vicina al Nevada Test Site, a ovest nella contea di Lincoln ma, per ovvie ragioni, non ci sono visite guidate. Anzi, spiccano segnali di avvertimento per chi sia troppo curioso e la 375 è continuamente percorsa da auto della polizia e costellata da posti di blocco dove gli sceriffi fermano chiunque e misurano il tasso alcolico dei guidatori (ne abbiamo visti ammanettare due).
Ci fermiamo al Little A’le’Inn per le foto e i souvenir di rito. Dentro, tre giapponesi che mangiano tranquilli. Il locale è ospitale, ma la mancanza di un buon servizio di aerazione si fa sentire.
Riprendiamo la Extraterrestrial Highway. Sterrati a perdita d’occhio verso le montagne, sino all’ingresso della base, che però dista ben 25 miglia dalla zona interna denominata Area 51.
Sotto gli occhi della Wackenhut SS
Non è agevole arrivare alla nostra meta, una meta che in realtà non esiste ufficialmente e non appare sulle carte. Lori è tranquilla, ci guida con sicurezza e, dopo un’ultima deviazione dall’asfalto, imbocca una largo sterrato e ci fermiamo. Siamo nella Tikaboo Valley. Da qui si notano i rilievi della bassa catena montuosa che delimita, dall’altro versante, la base di Nellis. Sono almeno una dozzina di chilometri di muraglia naturale, con la cima più alta della Bald Mountain. Al centro, dal punto in cui ci troviamo, la strada va dritta verso l’alto, una sorta di fenditura fra le montagne, poco prima della quale proseguendo si arriva all’ingresso fantasma dell’Area 51.
Dietro quelle alture c’è il Papoose Lake, il lago essiccato su cui è stata costruita l’Area 51 che si vede in superficie.

Una delle antenne non mimetizzate a poca distanza dall’ingresso fantasma dell’Area 51 (foto: Lori Wagner)
Procediamo lentamente, sappiamo che possono vederci, ma tutto intorno non c’è anima viva. Cerchiamo di individuare i sensori, ma non ne vediamo. Proseguiamo. Superate le due ultime curve, Paola e Lori all’unisono gridano “Ci siamo!” e Lori accosta subito una ventina di metri dopo. “Dobbiamo fermarci qui, scendiamo” dice Lori, indicando il grosso fuoristrada che sembra scrutarci dall’alto, su una collinetta a circa 150 metri da noi. Color beige scuro, il veicolo è privo di insegne, ma appartiene certamente alla Wackenut SS Corporation, l’agenzia che sovrintende alla sicurezza della base. Un momento un po’ da cuore in gola. Mi destreggio con la mia videocamera per nasconderla sotto il giaccone e continuare a riprendere. È proibito effettuare riprese o fotografare, è vietato oltrepassare l’immaginaria linea di confine segnata dai due cartelli, uno a destra e uno a sinistra della strada sterrata che, più avanti, si fa ancora più difficoltosa. Restiamo un paio di minuti, riesco a inquadrare il Suv, all’interno del quale ci scrutano due uomini, ben visibile la sagoma del primo sul sedile anteriore, mentre quello sul posteriore si intravede appena. Sono armati e potrebbero aprire il fuoco, o a scopo intimidatorio, o per dissuaderci definitivamente dallo spingerci oltre quel limite invalicabile, sparandoci addosso.
Ne hanno il potere. Ripartiamo. Lori spiega che sotto il terreno, superata la linea di confine, potrebbe esserci un reticolo metallico che si estende per chilometri, collegato a dispositivi in grado di rilevare qualsiasi intrusione. Ma tant’è. Sono assolutamente convinto, avendolo ora visto con i miei occhi, che nessuno sarebbe così pazzo dall’azzardarsi a fare anche pochi passi più in là. Lori schiaccia l’acceleratore.
Sulla via del ritorno arriviamo al crocevia dove è piantata la cassetta delle lettere di Steve Medlin. La prima, e ufficiale mail box segnalata da Bob Lazar era nera, ma è stata venduta ad un’asta di beneficenza un po’ di anni fa ed è stata sostituita da una nuova cassetta postale bianca, già piena di scritte e messaggi. Le foto parlano da sole. Turismo ufologico, dal quale neppure noi siamo immuni. Rientriamo ad Alamo.
La Terra dei Paiute
Al mattino, fantastica colazione al Windmill Ridge. Vern ci guida nella regione un tempo degli Indiani Paiute, in un angolo fra il Nevada e l’Arizona. Oggi ci sono solo dei corral che custodiscono il bestiame, spesso lasciato allo stato brado, ciuffi di erba medicinale, Joshua trees e rocce. Siamo nel West e su queste montagne, fra gole e colline e distese che circondano Rachel, i Paiute hanno lasciato punte di freccia, graffiti e altri segni di accampamento, fatti di cerchi di pietre.
Non lontano da Rachel si dice ci siano delle città fantasma dove gli spiriti di antichi cowboys si aggirano ancora nei paraggi chiedendo informazioni per la direzione da prendere. Ma questa era terra sacra, una volta, terra dei Nativi Americani, cacciati e confinati nelle riserve. Troviamo vestigia della loro arte in un anfiteatro naturale di roccia che ha qualcosa di magico, di sospeso nel tempo.
Poi visitiamo il sito di un crash aereo. Vern ci spiega che un caccia USA si è schiantato lì nel 1997, dopo aver impattato un costone roccioso. Non sappiamo di quale tipo di velivolo militare si trattasse, ma molti rottami non sono stati recuperati ed eccoli davanti a noi, sparsi su una collina alta una cinquantina di metri, che abbiamo raggiunto, prima in macchina e poi a piedi. Pezzi di lamiere contorte grandi anche un paio di metri, pezzi di motore, parti elettriche e cablaggi, plastiche e leghe speciali. Rabbrividiamo.

Un rottame di grandi dimensioni del caccia USAF precipitato nei pressi dell’Area 51 (Foto: Paola Harris)
Fa freddo, in realtà, la temperatura è scesa parecchio, rispetto ad Alamo e macchie di neve portano impressi i nostri passi. Intorno i rilievi sono innevati. E la sensazione di gelo aumenta dentro, sapendo che qualunque oggetto volante, identificato o meno, penetri questo spazio aereo se la dovrà vedere con i “ragazzi” dell’Area 51.
Maurizio Baiata, 25 Novembre 2011
Articolo aggiornato dal primo reportage apparso su X Times nel Maggio 2009.
Ciao Maurizio…hai per caso riversato il contenuto della o delle videocassette in formato per così dire “elettronico” ?
Inquietante questa coppia di parole…Wackenut SS.
Potrei scommettere qualche cosa che un Reich millenario mai scomparso sotto diverse forme e con diversi paradigmi di conquista, opera tutt’ora indisturbato.
Ed è votato alla sete di conoscenza e di acquisizione di potere.
Conoscenza di ogni tipo, sono convinto anche metafisica ed esotica oltre che esoterica.
A presto.
Marco71.