Il mio libro “Gli alieni mi hanno salvato la vita” è il solo che io abbia scritto. Questo, nonostante ne abbia iniziati e portati avanti almeno tre, purtroppo interrotti perché mi sono sempre dedicato al giornalismo e al lavoro di redazione, piuttosto che alla scrittura, che fosse saggistica o narrativa. Il primo, iniziato alla fine degli anni ’70, riguardava la vita di Jim Morrison, la voce dei Doors, icona del Rock e vate di diverse generazioni il cui sangue su di lui si coagula e si scioglie, anche se non è quello di un santo, piuttosto una meteora incandescente nel firmamento degli eroi maledetti. Il secondo, sull’autopsia aliena (il controverso “Santilli Footage”), intricatissimo rompicapo – vero thriller ufo-mediatico – al quale ho dedicato con il ricercatore inglese Philip Mantle e diversi altri studiosi insoddisfatti di soluzioni (reali o di comodo che siano) non comprovabili del tutto, oltre 15 anni, sembra inutilmente, ma non è così. Il terzo, sulla mia vita a New York negli anni ’80.
Solo dieci mesi fa, vivendo ancora in Arizona, mi sono trovato nelle giuste condizioni come stato d’animo e perché una casa editrice aveva dimostrato interesse a pubblicare un mio libro. Scrivendolo, alcune delle idee raccolte nel passato si sono ricollegate e, seppure frammentariamente, le ho esposte a mosaico.
Una buona parte del libro si basa sull’esistenza di esseri extraterrestri altamente evoluti (benevoli e non) e in interazione con noi sulla Terra, nelle dimensioni a noi note e in altre. Nonostante il titolo, quindi “Gli Alieni…” non è inseribile negli scaffali dell’Ufologia convenzionale (per alcuni non è inseribile in alcun scaffale… per altri non è neppure inseribile). Parlo molto di musica e vorrei esporre brevemente perché ho detto più volte che, a mio avviso, una parte di musica Rock, quella “scardinata e scardinante” scaturisce da un’ispirazione aliena. Citando subito una frase di Hendrix: “Scuse me while I kiss the Sky” (Vogliate scusarmi mentre bacio il cielo”). L’atto creativo equivale a baciare il cielo. Jimi veniva dal cielo. Su questo non ho alcun dubbio.
Quando ci fu Woodstock avevo 20 anni, vivevo in Italia e non ci andai. Però consiglio di vedere e ascoltare l’ultima parte del film “Woodstock”, rimasterizzato in una bella edizione in dvd. Jimi Hendrix, con la sua Band of Gypsys all’esordio dal vivo, suonò per ultimo, davanti a un pubblico di non più di 50.000 persone ormai stravolte dopo tre giorni trascorsi nella vallata fangosa di proprietà del benemerito signor Max Yasgur che la mise a disposizione degli organizzatori del Festival. Nella registrazione Jimi esegue tre brani, in una sequenza leggendaria imperniata sulla sua versione assolo dell’Inno Americano e conclusa con “Purple Haze”. Basta questa sequenza a capire se, o meno, il Rock sia stato ispirato da Altrove.
Così, per me Altrove, Assoluto e Alieni sono lo stesso mondo, al quale abbiamo accesso a volte nella vita, quando il nostro cuore è collegato da un filo magico al soprannaturale, una condizione speciale, ma possibile. Inoltre, molta musica elettronica e cosmica tedesca soprattutto, ma anche anglosassone, nonché quella acida californiana dei primi anni Settanta traggono spunto, nei testi e nelle musiche dalle dimensioni aliene, il nostro naturale tendere allo spazio profondo e all’ignoto.
Noi rappresentiamo, singolarmente e come insieme, una sfida alla Storia, perché crediamo e siamo certi dell’esistenza di altre specie coscienti nel Cosmo e in contatto con l’Uomo. Non abbiamo bisogno di prove fornite dalla scienza convenzionale.
Sappiamo che, rispetto alla civiltà moderna, ai suoi governi, alle sue religioni e culture, noi siamo al di là. Guardiamo oltre e, se in questo libro ho tentato di portare alla luce connessioni tra l’essere umano e le dimensioni sconosciute, l’ho fatto perché non mi sento solo. So di essere con Voi. Anche se i nostri rapporti con gli alieni appaiono conflittuali, credo che altre creature superiori assistano e seminino dentro di noi il germe del coraggio e della nuova coscienza.
Oggi questo mi è sembrato giusto scrivere. Un abbraccio
Quanto avete appena letto deriva da una nota pubblicata nella mia pagina di Facebook alcuni mesi fa e che ho proposto aggiornata in questa sede, nella sezione più consona.
Maurizio Baiata, 18 Novembre 2011
Altrove! leggerti mi incanta….
Caro Maurizio. da un certo punto di vista non posso che essere d’accordo con te, è un mio implicito convincimento che le varie forme d’arte, quindi non solo la musica,appartengano a un “altrove”.Sicuramente riesce difficile pensare che sia lo stesso genere animale a pianificare stermini di massa o a comporre una sinfonia o a dipingere un qualsiasi quadro.Probabilmente in chi esprime l’arte vi è un ché di sciamanico, la capacità di riuscire ad attingere a qualcosa che diversamente non è intercettabile dai nostri presunti cinque sensi; forse anche per questo nell’arte c’è qualcosa di irripetibile, non ci saranno mai due canzoni perfettamente uguali o due quadri o due statue identiche.Credo che comunque il finire degli anni ’60 abbiano identificato un periodo storico per quanto riguarda la musica sicuramente irripetibile, musica che oggi è ancora attuale o che ancora lo deve divenire, per fare un paragone è come se negli anni ’60 si fosse ascoltata la musica degli anni ’20, o di un periodo ancora precedente.Non so se tu hai certezze al riguardo maggiori delle mie, magari grazie a ciò che hai vissuto, ma sono fermamente convinto,non è assolutamente un discorso religioso; che tutto possa iniziare e finire unicamente nel nostro corpo fisico.Il tempo è una concezione della nostra fisicità, la quale se superata ci porta anche a superare le barriere temporali, siamo esseri superiori condannati a una condizione inferiore? Non credo che né tu né io abbiamo la risposta, però la domanda è già un passo avanti.Ciao Carlo
« A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere; è certo però che tocca una zona così profonda che la follia stessa non riesce a penetrarvi »
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Emil Cioran, da “L’inconveniente di essere nati” (1973)
Sempre interessante, mai banale… avvincente e convincente 🙂