Chi cerca un sistema rapido e applicabile alle masse per scacciare gli alieni, con una metodologia universale, non tiene conto della soggettività. Ogni individuo, infatti, vive l’esperienza in maniera diversa: ci sono persone che la accettano e altre che non la accettano. Non ci sono quindi alieni buoni o alieni cattivi.
Chi è protagonista di esperienze di contatto/abduction si trova ad affrontare qualcosa che irrompe nella sua vita e che la destabilizza. Un prima sensazione che ne ha è di non essere normale. Che la propria mente non sia a posto. Che lo rende estraneo al contesto sociale. E nel contempo, spesso sente una certa familiarità con tali eventi e questo fattore difficilmente si coniuga con le sensazioni negative che tali eventi innescano, come paura, angoscia e tutti i sintomi presenti nella dinamica del Contatto.
Rispetto a un’esperienza traumatica l’individuo reagisce, mettendo in atto una serie di meccanismi di difesa che variano da soggetto a soggetto.
Entrando in gioco la soggettività, alcuni la vivono senza forti traumi e, non sentendosi particolarmente destabilizzati, riescono a integrare l’esperienza nella vita senza alcun aiuto. Altri, che non riescono a sostenerne l’impatto, sentendosi sopraffatti vorrebbero essere liberati.
Il problema principale nasce dal fatto che le abduction non sono accettate socialmente. Non vengono neppure riconosciute dalla maggioranza degli ufologi tradizionalisti. Se fossero socialmente accettate, il vissuto dell’esperienza risulterebbe meno traumatico. Ne deriva che per l’addotto la vita sociale è molto difficile.
Inoltre, interviene un’altra componente, qualcosa di dirompente che fa sentire l’addotto “speciale”. Definisco tale componente “vita segreta”, una doppia vita dunque. Quella che ogni giorno il soggetto vive distonicamente, cercando di amalgamarsi in una società nella quale non si riconosce; e quella che vive internamente, la più difficile da compendiare con gli altri, giacché si tratta di rapportarsi negli affetti e nelle qualità della vita che il soggetto ama maggiormente. Una doppia vita che inevitabilmente lo porta a cercare la propria isola non trovata, ma in solitudine. Una scelta quasi obbligata che nasce dal non poter condividere l’esperienza con altri.
Chi senta il desiderio di condividerla in questo blog è il benvenuto.
Maurizio Baiata, 11 Novembre 2011
Ciao Mau, sono Rita.
Per molto tempo non ho avuto coscienza di quello che capitava, o meglio intimamente lo sapevo ma non potevo avere conferme.
Le cose capitate al risveglio trovi sempre il modo di giustificarle.
I suoni prima di dormire, le luci che irrompono nella tua camera.
La sensazione di stordimento che avevo al mattino per alcune ore.
Fino ad una certa età erano e basta.
Negli anni pensi di avere un problema, poi di avere una particolarità, poi un dono, poi …e la mia sensazione è stata questa…mi è stata data l’informazione mancante, finalmente ho capito. Non erano i miei angeli.
Convivi pensando di essere un po’ pazza. Insomma a chi puoi dire che fina da piccola ti rapivano gli alieni, Poi vedi, riconosci le persone che sanno.
Stesse negazioni.
Cosa cambia se sai se capisci se accetti.
Stanotte ho avuto paura , quella sensazione di attesa che ti prende a volte, ma i suoni non arrivano più forse sono libera.
Io credo di avere avuto esperienze di contatto con alieni, più sul piano astrale che non sul piano fisico. Questo in uno stato di coscienza alterato in cui il corpo è paralizzato e la mente vigile. Ho ricevuto messaggi brevi a contenuto ermetico. Non sono stato spaventato da queste esperienze che ora non ho da alcuni anni. Appartengo a coloro a cui queste esperienze mancano e vorrei tanto riaverle.
Ritengo che mi abbiano arrichito interiormente e non impoverito